"Ora i medici possono denunciare i clandestini"
Un voto però che è stato accompagnato da una decisa protesta sia dentro che fuori da Palazzo Madama. Così da una parte ha tuonato Anna Finocchiaro, presidente dei senatori Pd, che ha definito l'articolo al limite «dalla persecuzione», dall'altra la Cgil che polemizza: «Verranno valutate le iniziative più efficaci per scongiurare l'applicazione di questa norma, prime tra tutte la disobbedienza civile e l'obiezione di coscienza». Decisamente contrario a questa definizione è il presidente della commissione Igiene e Sanità al Senato, Antonio Tomassini. Presidente, lei che prima di essere un parlamentare è un medico, non ritiene che l'introduzione di questa normativa sia un venir meno al codice deontologico di Ippocrate? «Come ho spiegato in Aula purtroppo si sta creando una sorta di mistificazione che fa pensare che, all'interno del Ddl votato, si metta in discussione il diritto di cura, il diritto alla salute e le relative tutele sancite dalla Costituzione, ribadite nel nostro Servizio sanitario nazionale, che rimane solidaristico e universalistico, e contenute nel codice deontologico di Ippocrate. Invece no. Noi abbiamo voluto modificare quanto in passato è stato fatto sull'argomento, ovvero, eliminare l'obbligo di denuncia» Ma non crede che, se si impone ad un medico di denunciare il paziente clandestino, questo, per paura, decida di non farsi curare? «Qui c'è un altro errore di fondo. Intanto non diamo un senso negativo alla parola "denunciare" che consiste, in questo caso, in "registrare". Voglio ricordare che fino al 1999 questo obbligo era in vigore. Poi, l'allora ministro Bindi, durante il governo D'Alema, lo eliminò, con la contrarietà del centrodestra, perchè vi era l'assunto teorico che, così protetti, i cittadini ed i clandestini avrebbero ricevuto cure migliori. Invece io sono convinto che, mettendo il medico nelle condizioni di poter registrare i propri pazienti, si evitino ulteriori problemi di salute» A cosa si riferisce? «Ad esempio, così facendo, potrà essere garantita la continuità delle cure. Registrando il malato, lo si può seguire nelle terapie per la guarigione. Prima invece si prestava il primo soccorso ma poi il malato spariva. La stessa cosa vale per le donne che devono partorire e per i malati affetti da patologie gravi e contagiose. I medici ora potranno denunciare i pazienti dandogli la libertà di valutare caso per caso il da farsi secondo il principio di "scienza e coscienza". Così si tutela la vita e la salute degli altri». Come risponde alle critiche mosse dall'opposizione, dalla Cgil, dall'Ordine dei Medici, dalle Acli, dalla Cei e da tutte quelle categorie che vedono questa norma come un passo in dietro sul piano dei diritti e dell'integrazione? «Siamo stanchi di ascoltare i precetti morali del centrosinistra. Da una parte attacca e dall'altra vota, perchè porta consenso. Cme è successo per l'articolo che inasprisce le pene per i reati di mafia. È tempo che il loro spirito populistico e moralistico finisca. Gli italiani ci hanno chiesto maggiore sicurezza e questa norma va in quella direzione. Per quanto riguarda Amedeo Bianco, presidente dell'Ordine, dico che, di solito, diffido di chi parla a nome di tutti perchè esistono molti pareri diversi tra i medici. Infine le organizzazioni vicino alla Chiesa mi trovano conseziente perchè il loro compito è aiutare i perseguitati».