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"La volontà sia chiara e certificata da un medico"

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Raffaele Calabrò è un cardiologo, professore ordinario di cardiologia presso la Seconda Università di Napoli, ma è anche il senatore che, per il Pdl, sta seguendo da relatore l'iter del disegno di legge che dovrebbe introdurre anche in Italia le «dichiarazioni anticipate di trattamento». Un iter che negli ultimi giorni ha subito un'improvvisa accelerazione. C'è veramente necessità di una legge su questo tema? «Oggi non c'è alcun testo e ognuno può dire ciò che vuole. Esiste un vuoto normativo che viene colmato attraverso il giudizio dei tribunali».   Non crede sia sbagliato legiferare spinti dall'emotività? «Noi stiamo lavorando ad una legge che consenta alle persone di fare scelte sulla fine della vita. Scelte che siano chiare e definite. Si tratta di un processo che va avanti da due anni e che negli ultimi tempi, complici alcuni fatti di cronaca, ha subito un'accelerazione».   Il Pdl ha presentato un testo, quali sono i capisaldi? «La dichiarazione anticipata di trattamento contiene scelte di ordine terapeutico e verrà scritta davanti a un notaio e alla presenza di un medico. Credo che, come già accade nella stesura del consenso informato, sia fondamentale questa alleanza tra medico e paziente».   Insomma volete replicare quello che normalmente già accade? «Si tratta di un rapporto ordinario. Già oggi, quando una persona deve essere operata, il medico deve spiegare vantaggi e svantaggi. Così deve accadere nella dichiarazione anticipata dove il paziente deve essere informato sul senso clinico della scelta che sta facendo».   E se poi dovesse cambiare idea? «Può riscrivere la dichiarazione quante volte vuole e, in ogni caso, questa ha una durata massima di tre anni. Per questo preferisco non usare il termine "testamento biologico" che, al contrario, indica qualcosa di rigido, fissato nel tempo. Con la dichiarazione anticipata di trattamento invece, io sto decidendo qualcosa che va continuamente attualizzato».   Cioè? «Ad esempio, posso scegliere di non avvalermi di certe terapie che, nel tempo, potrebbero essere superate dai progressi scientifici. Per questo le indicazioni di volontà devono essere modificabili».   Quanto occorrerà aspettare prima che il Parlamento dia via libera alla legge? «Io credo che il lavoro in commissione possa essere completato entro la primavera così da portare la legge in Aula prima dell'estate».   Non pensa che le sentenze di questi mesi possano mettere a rischio il lavoro del Parlamento? «Penso proprio di no anche perché queste sentenze sono state emesse in assenza di una legge».   L'opposizione vi sta sostenendo? «Il testo ha ricevuto un'accoglienza positiva sia nel centrodestra, pur con qualche voce discordante, sia nell'opposizione. C'è un'ampia convergenza e io credo che un tema di questo tipo vada affrontato tutti insieme. Ben sapendo che, fissata la cornice, tutto è migliorabile».

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