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Fondi Fas, energia, aiuti alla crisi Il Pdl protesta: "Tutto al Nord"

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I parlamentari Pdl del Mezzogiorno sono sul piede di guerra: si sentono sempre più spesso il brutto anatroccolo rispetto ad un maggioranza definita "nordcentrica", con «la Lega che tira da una parte e il ministro Tremonti dall'altra». Nelle ultime settimane il malessere meridionale è andato crescendo. Tra il rischio di un consistente aumento del costo dell'energia, i ripetuti tagli ai fondi Fas per le aree sottoutilizzate fatti da un ministero dell'Economia a caccia di risorse e l'azzeramento dei fondi per le infrastrutture, non ultimo il ddl sicurezza votato ieri in Senato. Un provvedimento che, come spiega il capogruppo Udc in Senato Gianpiero Dalia «rispecchia la vera cultura del Nord, quella dell'intolleranza. Al sud siamo per la cultura di integrazione e del rispetto». Già l'estate scorsa un gruppetto di parlamentari Pdl meridionali aveva organizzato un incontro in Sicilia sulla costruzione del partito unico, quindi sulla fusione tra Fi e An. Occasione però per ribadire soprattutto come la maggiorparte dei parlamentari del sud non riceve la giusta attenzione da parte dei vertici di partito: «Chiamiamo e non ci rispondono - spiega uno di loro - La costruzione del nuovo partito non può essere fatta coinvolgendo solo tre o quattro persone. Ma le basi, il territorio». Poi, durante tutta la trattativa per la manovra finanziaria i botta risposta con il ministro Tremonti sono stati all'ordine del giorno. E ancora: non è di molte settimane fa la lettera scritta da un gruppo di deputati Pdl direttamente a Berlusconi. Una missiva scritta e firmata in calce da circa settanta deputati, proprio mentre nell'aula della Camera era in corso il voto di fiducia sul decreto anticrisi, al centro del disappunto. Scrivono per dire al premier che nell'azione del governo il Mezzogiorno è assente, non vi è «un'adeguata attenzione per i problemi specifici», nonostante le note carenze infrastrutturali e le «debolezze nell'apparato produttivo». Di conseguenza «il timore che nutriamo è che il Mezzogiorno, in assenza di un'adeguata attenzione, venga di fatto posto ai margini delle scelte strategiche da assumere per favorire la ripresa dell'economia nazionale, accentuando i divari già marcati rispetto alle altre aree del paese». La lettera, nata per iniziativa del siciliano Gaspare Giudice e del pugliese Pietro Franzoso, riesce a smuovere un po' le acque. Subito dopo il voto Berlusconi ha incontrato alcuni di loro nei corridoi di Montecitorio tra cui la campana Nunzia De Girolamo, i siciliani Enrico La Loggia e Pippo Fallica, promettendo che non ci sarà penalizzazione del sud sul costo dell'energia; quanto alle risorse del Fas — hanno raccontato i deputati che hanno partecipato all'incontro — andranno alle infrastrutture del sud (come dovrebbe essere, nella quota dell'85%). Resta sul tavolo la questione Lega. Un partito «che fino ad ora ha rappresentato la protesta senza alcuna mediazione», spiega il Pdl Osvaldo Napoli. «Noi abbiamo pensato di più alla coesione della maggioranza che alla politica dei diversi partiti. Ma ora l'aria è cambiata». Sarà. Intanto l'altro giorno il governo è andato sotto in Senato su tre emendamenti dell'opposizione e alla base ci sarebbero proprio le assenze e i mugugni dei senatori del Sud. Capo fila l'aennina Adriana Poli Bortone, uscita qualche giorno fa, sbattendo la porta, dal coordinamento di An in Puglia. Ci sarebbe forse lei tra i franchi tiratori della maggioranza sul ddl sicurezza. E forse anche il campano Mimo Izzo, ancora infastidito dal fatto che a casa sua, Benevento, sia stato commissariato proprio dalla Di Girolamo, una protetta dle Cavaliere. C'è poi «una questione territoriale. È una rivendicazione - spiega una senatrice del PdL - tutta casertana: chiedono che anche Caserta diventi sede di una Corte d'Appello. Tutto rientrato, una tempesta in un bicchier d'acqua». Insomma, gli indicatori del malessere dei parlamentari del Mezzogiorno sono tanti. C'è chi propone di tenere con il governo e con lo stesso Berlusconi degli incontri periodici sul Mezzogiorno, chi di pensare anche a «qualche forma di protesta rispetto ad un ministero dell'Economia che continua a prelevarci fondi». Comunque sia, l'imperativo è: farsi ascoltare.

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