Eluana, scontro sul decreto

È stata una giornata movimentata tra «fine vita», testamento biologico e il caso di Eluana Englaro. Che cosa è successo? Nel primo pomeriggio Palazzo Chigi fa sapere di essere pronto a varare un decreto che sospenda il protocollo che porterà alla morte Eluana. Precisamente poco dopo pranzo è l'agenzia Ansa a diffondere finanche il testo del provvedimento che si compone di un solo articolo: «L'alimentazione e l'idratazione, in quanto forme di sostegno vitale e fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze, non possono in alcun caso essere rifiutate dai soggetti interessati o sospese da chi assiste soggetti non in grado di provvedere a se stessi». Poche parole che interromperebbero la sentenza della Corte di appello di Milano. Passa un'ora e sempre da fonti del governo si fa sapere che il Quirinale non è d'accordo sull'ipotesi del provvedimento urgente. A far diffondere le indiscrezioni sulla contrarietà di Napolitano, e questo è alquanto singolare, non è il Colle bensì imprecisate «fonti della maggioranza». È tutto così inusuale che la presidenza della Repubblica in serata è costretta precisare. O meglio a non confermare né a smentire la sua contrarietà al decreto. Che Napolitano sia assai perplesso sull'ipotesi di un testo urgente e immediatamente esecutivo era già filtrato nei giorni scorsi, come pure si era saputo della possibilità che il Capo dello Stato non firmasse un eventuale decreto. Dunque, a muoversi è soprattutto il governo. Che fa sapere di essere intenzionato a intervenire e allo stesso tempo fa anche conoscere che è il Quirinale che frena. E non solo il Quirinale. Ancora più tardi è Fini, ma questa volta lo si apprende da fonti vicino alla presidenza della Camera, a far capire di essere contrario all'ipotesi del decreto e di considerarlo addirittura un «errore». Mentre la giornata volge così al termine, a Palazzo Chigi si tirano le somme. E l'ipotesi del decreto, tanto cara alle gerarchie ecclesiastiche, resta in piedi. Ma a prevalere sono più i no che i sì. Possibile dunque che si proceda a un intervento di carattere amministrativo oppure un decreto ministeriale che dichiari la clinica La Quiete di Udine, dove si trova Eluana, inadeguata a eseguire il protocollo prescritto dalla sentenza milanese. Di sicuro il ministro del Welfare Sacconi farà qualcosa. O almeno così si evince nella dichiarazione resa nota in serata: «A nessuno sarà dato di stare a guardare. Il principio laico di cautela, di prudenza, non può non portarci a scegliere la vita, rispetto alla morte». «Penso che qualunque sarà il nostro comportamento - sottolinea il responsabile del Welfare - sarà comunque una scelta, perché anche Ponzio Pilato fece a suo modo una scelta». «Io - aggiunge Sacconi a margine di un incontro al ministero del Lavoro - considero doveroso applicare un principio di cautela, di precauzione di fronte a tanti dubbi, tanti interrogativi non risolti sia di carattere giuridico-formale che soprattutto di carattere sostanziale». Alla domanda se il governo intenda andare avanti con un decreto legge, Sacconi si limita a rispondere: «Qui mi fermo, perché il governo è collegiale».