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Le ultime ore di Eluana

L'ultimo viaggio di Eluana

Udine, il caso in Procura

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Inconsapevole Elu dell'addio alla sua tanto amata Lecco, quella in cui è cresciuta, in cui ha vissuto fino a quel 18 gennaio 1992 quando rimase coinvolta in un incidente stradale, dalle cui conseguenze non si è più ripresa. Senza capire forse il tono delle proteste di chi, nella notte, fino all'ultimo, ha sperato che non iniziasse «una fase terribile di non ritorno». E ha contestato l'uscita dell'ambulanza, arrivata poco prima da Udine, tentando di bloccarne la partenza. Ma niente da fare, nessun ostacolo, Eluana è partita. È arrivato così il momento che papà Beppino aspettava da tempo, soprattutto dal 9 luglio scorso, quando la Corte d'Appello civile di Milano ha acconsentito allo stop dell'alimentazione e dell'idratazione artificiali per la ragazza lecchese divenuta donna in stato vegetativo permanente. Il padre, forse, sperava che facendo il viaggio di notte, avrebbe evitato il caos dei fotografi e dei giornalisti, assiepati ormai da giorni davanti la clinica. Ma la notizia del trasferimento di Eluana si è diffusa immediatamente, e il piazzale antistante la casa di cura si è trasformato ancora una volta in un "set" sotto le luci dei riflettori. C'era anche lui, ad aspettare sua figlia all'uscita. «Voleva essere sicuro che questa volta andasse tutto a buon fine e che Eluana partisse alla volta di Udine», racconta una vicina di casa. Chiuso nella sua macchina, solo, mani al volante, sguardo fisso all'ambulanza. Non ne ha parlato con nessuno, neanche con le amiche della figlia. «Lo abbiamo saputo dai telegiornali - racconta Sabrina, una delle amiche più care di Eluana - ed è stato terribile. Avrei voluto chiamare Beppino e arrabbiarmi con lui. Poi l'ho visto, ho visto i suoi occhi in tv, e ho percepito tutto il suo dolore. Per non parlare poi di Sati...». La mamma, Saturnia, chiusa in casa, nella sua malattia, nella sua solitudine. Eluana è stata accolta nella clinica di Udine da una équipe medica coordinata dal primario di anestesia che commenta: «Sono devastato, ma va fatto». Papà Beppino è arrivato poi in mattinata, per sbrigare le ultime faccende burocratiche. «Fino alla fine di questa vicenda non parlerò più. Poi si vedrà se avrà un senso parlare oppure no», dichiara in serata. Nel pomeriggio ha firmato gli ultimi documenti. «Sotto il profilo del diritto - spiega l'avvocato di famiglia Campeis - non ho alcun dubbio». Il protocollo prevede ora il prosieguo dell'alimentazione forzata per tre giorni, poi l'avvio della procedura di distacco del sondino attraverso il quale la ragazza viene alimentata. Eluana in queste condizioni potrebbe sopravvivere per circa due settimane. Finirà così la vicenda che ha fatto discutere tutta l'Italia politica, giuridica, religiosa e sociale. E la sentenza della Corte d'Appello di Milano sarà eseguita tra le bianche mura della Quiete di Udine, lontano dalla città che Eluana ha sempre amato, dai suoi amici, dai suoi ricordi.  

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