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Europee, introdotto sbarramento al 4%

Bagarre alla Camera

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Un modo per avvicinarsi agli altri grandi Paesi della Ue (Germania e Francia hanno una soglia del 5%) e per cercare di replicare, anche in Europa, quanto successo alle ultime elezioni politiche. Ma non è stato facile. Soprattutto il segretario del Pd Walter Veltroni ha dovuto lottare fino alla fine per rispettare l'accordo raggiunto con la maggioranza. Lo ha fatto durante un'assemblea del gruppo alla Camera che, dopo due ore di intensa discussione, si è conclusa con «l'abbandono» di Massimo D'Alema («la mia posizione è nota - dirà poi ai giornalisti - e non ho nulla da aggiungere») e Ugo Sposetti, l'astensione di Gianni Cuperlo e Barbara Pollastrini, il voto contrario di Arturo Parisi e dei suoi ulivisti. Il tesoriere degli ex Ds ha anche provato un blitz presentando un emendamento che chiedeva che il rimborso elettorale, come alle politiche, fosse esteso anche a chi raggiungeva almeno l'1% dei consensi. Ma la proposta è stata dichiarata inammissibile dalla presidenza della Camera. Altri invece, come Pierluigi Bersani ed Enrico Letta, pur sostenendo la linea del segretario, hanno lanciato avvertimenti quasi a far capire che, se ieri Veltroni ha vinto una battaglia, la guerra è tutt'altro che finita. Poco importa, il leader del Pd esce sicuramente rafforzato da questi giorni di tensione. Ha fiaccato la fronda interna e, soprattutto, si è posto come interlocutore credibile della maggioranza. Tanto che i «piccoli», infuriati per un accordo che di fatto li taglia fuori dal Parlamento di Strasburgo, hanno tuonato contro l'inciucio rispolverando l'odiato «Veltrusconi». La loro protesta, dalla piazza, è arrivata fin dentro l'Aula di Montecitorio dove i socialisti Bobo Craxi, Riccardo Nencini e Mauro Del Bue, assieme ai Verdi Paolo Cento, Loredana De Petris e Grazia Francescato hanno gettato volantini che riproducevano la locandina del film «Totò truffa» con il premier nei panni del popolare comico e il titolo «Legge truffa '09». Manifestazioni che, però, non hanno intimorito l'Aula di Montecitorio che alla fine, quasi all'unanimità, ha dato il via libera alla riforma (487 favorevoli, 29 contrari, 6 astenuti per l'emendamento che introduce lo sbarramento; 517 sì, 22 no e 2 astenuti per il voto finale). Ora la palla passa al Senato, ma difficilmente ci saranno sorprese. Così i «nanetti» saranno costretti a correre ai ripari per cercare di non scomparire. Guardano la mappa della rappresentanza italiana al Parlamento europeo la lista di coloro che rischiano è piuttosto nutrita: da Sinistra Democratica ai Socialisti, passando per Radicali, Comunisti Italiani, Pensionati, La Destra, Alternativa Sociale, Fiamma Tricolore fino al neonato movimento di Nichi Vendola Rifondazione per la Sinistra. Tutti questi potranno presentare liste senza la necessità di raccogliere firme. La proposta, inserita in un ordine del giorno presentato dal Pd e accolto dal governo, ha fatto infuriare il segretario del Prc Paolo Ferrero («Il Pd permette a Vendola di presentarsi alle elezioni senza dover raccogliere firme al fine di togliere voti al Prc»). In ogni caso pare difficile che questi micro-partiti riescano a superare la soglia del 4%. E le elezioni di giugno assumono già i caratteri del dramma «shakespeariano»: esserci o non esserci.

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