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L'Antitrust avverte: "Banche più trasparenti"

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E a tre settimane di distanza dall'allarme lanciato con l'indagine conoscitiva, che ha messo in evidenza la commistione di interessi nei consigli di amministrazione di banche e assicurazioni, ieri ha inviato una missiva al Parlamento, alla Consob e a Bankitalia, chiedendo interventi legislativi per introdurre regole in grado di eliminare i possibili conflitti di interesse tra azionisti di differenti società. Un passo ritenuto necessario dal presidente dell'autorità di garanzia del mercato, Antonio Catricalà, che ha constatato un sostanziale immobilismo da parte degli istituti di credito dopo aver estratto il primo cartellino giallo con il monito lanciato all'inizio di gennaio. Con la presentazione dei risultati dell'indagine Catricalà aveva, infatti, chiesto ai vertici delle istituzioni finanziarie di modificare autonomamente gli statuti e i regolamenti in modo da recepire le istanze dell'Antitrust. Una richiesta seguita solo da silenzi. Troppo poco per l'esuberante Catricalà che, dopo aver atteso invano un'autoriforma, ha investito dell'urgenza di cambiare le regole dell'alta finanza direttamente il legislatore e le altre autorità di controllo. Un intervento senza mezzi termini che, giusto e logico, nelle premesse consente a Catricalà di far sentire la sua voce in un settore che attende, dopo la riforma del risparmio nata sotto la pressione della scalate bancarie dell'estate 2005 e dell'era Fazio in Banca d'Italia, la revisione di regole in grado di meglio assicurare trasparenza e garanzie ai risparmiatori. La riforma ha, infatti, conferito una parte dei poteri di controllo e di impulso anche all'Antitrust che finora li ha utilizzati con successo sul fronte commerciale. E cioè bacchettando gli istituti poco inclini a consentire la portabilità dei mutui e ad abbassare le pretese sulle spese di conti correnti e scoperti bancari. Un gioco facile vista la popolarità dell'argomento e lo scontato appoggio dell'opinione pubblica. Ma sulla scrittura delle regole che governano banche e finanza la partita di Catricalà nel far contare il suo peso decisionale resta sicuramente più difficile. Sul campo ci sono infatti interlocutori istituzionali come la Banca d'Italia e la Consob, controllore storico delle aziende quotate in Borsa. Mai, però, come in questo momento il tempo è a favore dell'Antitrust. La crisi finanziaria e i colpi di fioretto indirizzati dal ministro dell'Economia, Giulio Tremonti al Governatore di Palazzo Koch, Mario Draghi, sulle responsabilità nei controlli del sistema hanno indebolito il potere di Via Nazionale. Tra i due litiganti si è infilato così il cuneo di Catricalà, pronto a presentarsi come paladino dei consumatori al tavolo dove si dovrebbero scrivere o comunque modificare norme che, finora, non assicurano la piena limpidezza nell'operato delle società. D'altra parte la legge che tutela il risparmio è chiara in materia: l'antitrust deve vigilare sugli abusi di posizione dominante e sulle intese restrittive della concorrenza. L'Antitrust ha per questo menato fendenti a tutto campo. Ha ribadito la necessità di chiarire gli assetti del governo societario e la diffusione di legami azionari e personali fra concorrenti. Ha bacchettato «il ruolo essenziale ma non sempre chiaro delle fondazioni». E ha citato l'anomalia delle banche popolari quotate «la cui operatività è oramai largamente assimilabile alle società per azioni». Anche se per quest'ultime il richiamo ha meno valore. Molte di loro sono già da tempo impegnate nella riscrittura degli statuti spiegano gli addetti del settore. Insomma un Catricalà contro tutti.

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