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Sì del governo agli aiuti per le auto

Scajola

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In tempi rapidi e per questo, probabilmente, attraverso un decreto legge ad hoc. «Entro 10 giorni» ha affermato il ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, nel corso del tavolo a Palazzo Chigi tra governo e parti sociali, arriverà un pacchetto di interventi di immediata applicazione per fronteggiare la crisi del settore. Fondi necessari a evitare il collasso della principale azienda del paese e del suo indotto. In mancanza, infatti, la stima di Emma Marcegaglia presidente di Confindustria, sugli effetti della recessione ha fatto venire i brividi ai partecipanti al summit governativo: «La crisi nel settore auto e indotto rischia di mettere in pericolo fino a 300 mila posti di lavoro sul totale di una filiera di un milione di addetti». Un numero basato sull'eventualità di un calo degli ordinativi del 60% nel primo trimestre dell'anno. Cifre poi meglio spiegate dal vicepresidente di Viale dell'Astronomia, Bombassei che ha chiarito come i 300mila lavoratori non rischiano «la perdita del posto di lavoro, ma solo sospensione dell'attività lavorativa» in caso di picco della crisi. Un rischio sociale, in ogni caso, troppo grosso da affrontare. L'assaggio di quello che il governo Berlusconi dovrebbe fronteggiare si è visto nel pomeriggio di ieri davanti a Palazzo Chigi dove un centinaio di operai metalmeccanici ha chiesto, con vigore, la salvaguardia del posto di lavoro. Per evitare il disastrp si punta a raddoppiare il bonus per chi rottama la vecchia auto. L'aiuto passerebbe da 700 a 1500euro e varrebbe per gli Euro 0, Euro 1, Euro 2 immatricolate fino al 1999. Sarebbe poi spuntata l'ipotesi di introdurre una sovrattassa di 500 euro sull'immatricolazione per le nuove vetture più inquinanti, quelle di grossa cilindrata come i Suv. Non mancherebbe, infine, un sostegno del credito al consumo. Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali, invece, non sarebbe previsto nessun piano straordinario. Le grandi aziende, dunque, dovrebbero continuare ad usufruire della cassa integrazione ordinaria, mentre le eventuali piccole aziende dell'indotto potrebbero usufruire della cassa integrazione in deroga, in base alle norme già vigenti. Per la definitiva stesura delle misure si attendono i due tavoli tecnici individuati nell'incontro. Uno dei quali tra produttori e governo per monitorare l'evoluzione della situazione. Non si è parlato invece di cifre. Le risorse a disposizione per il capitolo incentivi al momento restano a quota 300 milioni di euro, ma non è escluso che possano lievitare. Anche se uno dei temi ancora aperto nel governo è la copertura delle misure. Il ministero dell'Economia ha ricordato ancora una volta con forza la necessità del rispetto dei conti pubblici e si attende comunque il pronunciamento dell'Europa. Si fanno poi anche i conti con il fatto che la rottamazione potrebbe portare un aumento del gettito Iva e quindi le misure si coprirebbero automaticamente. Il nodo è rinviato alla prossima riunione «che sarà decisiva per conoscere le risorse messe in campo per la crisi dell'auto» ha detto il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni che ha aggiunto: «Le misure devono essere rapide e sostanziose deve essere sostenuta rapidamente la partita degli ecoincentivi e si deve guardare alle piccole aziende e a quelle dell'indotto». Sostanzialmente d'accordo con la necessità di agire urgentemente è stata la segretaria generale dell'Ugl, Renata Polverini: «C'è un problema di tempo e uno di risorse. Bisogna agire subito per sostenere la domanda anche con misure fiscali, come stanno facendo gli altri paesi europei». Più duro l'intervento di Guglielmo Epifani segretario della Cgil: «Bisogna chiedere alle imprese di non delocalizzare, di non chiudere stabilimenti e non licenziare». «Decisioni chiare e rapide», sono state invocate dal presidente della Fiat, Luca Cordero di Montezemolo. Il Partito democratico intanto è andato all'attacco: «Con le voci di annunci di incentivi, si blocca il mercato - ha accusato il segretario Walter Veltroni - perché nessun italiano si compra la macchina se pensa che un mese dopo scattano gli incentivi. È il momento - aggiunge -di decisioni nell'interesse del Paese». E che la situazione sia davvero emergenziale, d'altro canto, è quanto riconosce anche il ministro Scajola che avrebbe valutato il peso del crollo delle immatricolazioni e il calo degli ordinativi nel 2009 pari a un calo del Pil nazionale di mezzo punto. Vale a dire, 8 miliardi di euro. La crisi è però globale e ieri è stata al centro dei temi del Forum di Davos dove si sono incontrati i grandi della terra. Non più solo statunitensi. «I grandi adesso siamo noi». Uno dopo l'altro e con orgoglio, il premier cinese Wen Jiabao e il primo ministro russo Vladimir Putin sono saliti sul palco e hanno impartito ai top-manager e ministri del World economic Forum una lezione di capitalismo, puntando l'indice sugli errori commessi da altri e sulle vere ragioni della crisi economica. Poi Putin ha chiesto al presidente Usa Obama di «cooperare in maniera costruttiva».

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