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Nicola Imberti [email protected] Sembrerà banale, ma ...

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In quell'occasione era stato il comico genovese a parlare del «dormiente» Capo dello Stato, reo di aver firmato il lodo Alfano senza accorgersi di ciò che stava facendo. Frasi da cui Di Pietro si era subito dissociato. Ma, siccome nella vita si può sempre cambiare idea, il buon Tonino ha deciso di provare in prima persona l'ebbrezza di attaccare il Colle. Così ieri mattina è salito sul palco allestito a piazza Farnese per manifestare in difesa del procuratore capo di Salerno Luigi Apicella e si è tolto qualche sassolino dalle scarpe. Lo spunto gliel'ha offerto uno striscione che, secondo il leader Idv, era stato rimosso frettolosamente dalla prefettura. Sul lenzuolo una scritta inequivocabile: «Napolitano dorme. Il popolo insorge». Tonino non si è fatto pregare ed è partito all'attacco: «Vogliono farci lo scherzetto di piazza Navona, ma in una piazza civile c'è tutto il diritto a manifestare». Quindi si è rivolto direttamente al Capo dello Stato. «Lei - è stata la sua accusa - dovrebbe essere l'arbitro, ma a volte il suo giudizio ci appare poco da arbitro e poco da terzi. Noi la rispettiamo ma lo possiamo dire o no, rispettosamente, che non siamo d'accordo che si lasci passare il lodo Alfano, che non siamo d'accordo nel vedere terroristi che fanno i sapientoni mentre le vittime vengono dimenticate? Il silenzio uccide, il silenzio è un comportamento mafioso per questo io voglio dire quello che penso». Ma al Quirinale il pensiero di Toni non è affatto piaciuto. Così, a stretto giro di posta, ecco arrivare la replica. «La Presidenza della Repubblica - si legge in un comunicato ufficiale - è totalmente estranea alla vicenda dello striscione nella manifestazione svoltasi oggi in Piazza Farnese a Roma a cui fa riferimento l'onorevole Di Pietro. Del tutto pretestuose sono comunque da considerare le offensive espressioni usate dallo stesso onorevole Di Pietro per contestare presunti "silenzi" del Capo dello Stato, le cui prese di posizione avvengono nella scrupolosa osservanza delle prerogative che la Costituzione gli attribuisce». Con il passare delle ore la polemica si infiamma. I presidenti di Camera e Senato esprimono solidarietà a Napolitano e sottolineano che il diritto di critica non può mai diventare offesa. Tutti gli schieramenti politici si scagliano contro l'ex pm. Per il leader del Pd Walter Veltroni, quelle di Di Pietro, sono parole «inaccettabili e inqualificabili». E, mentre Pdl e Udc chiedono ai Democratici di rompere l'alleanza con l'Idv, Franco Marini invoca la verifica di un rapporto che «è sempre al limite della rottura». Ma in serata è ancora Di Pietro ad intervenire per cercare di chiarire il senso della sue frasi. «Mi amareggia molto - commenta -, per l'oggettiva disinformazione che contiene e perché mi mette in bocca ciò che non ho detto, il comunicato del presidente della Repubblica in merito al mio intervento di questa mattina. Ho detto e ribadisco che, a mio avviso, è stato ingiusto e ingiustificato non avere permesso ad alcuni manifestanti di tenere esposto uno striscione non offensivo, ma di critica politica». «In democrazia - prosegue - deve essere permesso a tutti di avanzare critiche e dissensi. Non ho mai detto che a far togliere lo striscione fosse stata la Presidenza della Repubblica, e non ho mai offeso, né inteso offendere, il Capo dello Stato quando ho ricordato pubblicamente che il silenzio uccide come la mafia, giacché non è a lui che mi riferivo, ma a chi vuole mettere la museruola ai magistrati che indagano sui potenti di Stato». E forse, nel segreto delle sue stanze, l'ex pm avrà pensato che era meglio quando certe cose le diceva Beppe Grillo.

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