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Riparte da Torino l'ultimo giro di Walter

Veltroni

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Poco importa che si svolga nei mesi che precedono le elezioni amministrative e le europee. Poco importa che, come già accaduto in occasione delle politiche, Veltroni e i suoi tornino a toccare tutte le 110 province italiane («terremo manifestazioni nelle città più popolose dopo i capoluoghi, ci concentreremo sulle realtà locali»). Non è una campagna elettorale. Quella, il Partito Democratico, la lascia fare a Silvio Berlusconi che, ironizza il segretario, invece di occuparsi della crisi economica, trascorre tutti i fine settimana in Sardegna. Lui no, lui è il leader di un «grande partito riformista» e come tale deve comportarsi. Per cui, gambe in spalle e pedalare. Si comincia venerdì 30 da Torino (la stessa città del famosissimo discorso del Lingotto), poi Siena, Perugia, tre giorni tra Cagliari, Oristano, Olbia, Sassari e Nuoro (e Berlusconi?), e via così fino alla conferenza programmatica del Pd il 17-18-19 aprile. In mezzo altri due appuntamenti: uno il 7 febbraio a Bologna con tutti gli amministratori locali del Pd, un altro il 14-15-16 febbraio. Sabato, domenica e lunedì per illustrare a tutti le proposte dei Democratici per uscire dalla crisi. Non sarà una campagna elettorale, ma ci assomiglia proprio tanto. E c'è chi l'ha già ribattezzato «l'ultimo giro di Walter». È indubbio, infatti, che nonostante i proclami unitari, Veltroni si giocherà nei prossimi mesi molto del suo futuro. I sondaggi sono impietosi e danno un Pd in costante calo. Come se non bastasse, dopo la sconfitta di aprile, il segretario, impegnato a difendersi dagli attacchi interni, ha praticamente ignorato le realtà locali del partito. Pochissime le iniziative territoriali cui ha presenziato (la settimana scorsa a Napoli è stato addirittura contestato da un gruppetto di persone che gli chiedeva di «spiegare la linea»). Mentre il tesseramento stenta a decollare. Se a questo si aggiunge la crisi delle giunte rosse che rischia di consegnare al centrodestra città come Firenze e Bologna, il quadro è a dir poco disastroso. Da mesi gli uomini più vicini a Veltroni gli consigliano di tornare in mezzo alla gente. Ora il segretario s'è deciso e forse non è un caso che l'annuncio della nuova campagna di primavera sia stato fatto al termine di una riunione con i segretari provinciali del partito («la più bella da quando sono leader del Pd»). Oggi più che mai, per risorgere, Veltroni deve fare appello al popolo che lo ha voluto segretario. Se poi Silvio dovesse fargli il favore di mettere uno sbarramento del 4% alla legge elettorale per le europee tagliando fuori un po' di «sinistri partitini», magari la salita sarà meno ripida. In ogni caso Walter non ha dubbi: «Noi vinceremo le prossime elezioni, quando esse siano, perché cresce la consapevolezza che è finito un ciclo e che l'Italia ha bisogno finalmente di un ciclo riformatore». Resta però una domanda: ci sarà ancora Veltroni?

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