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«La nostra proposta l'abbiamo presentata

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ora dica lui cosa vuole fare»

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Prima si parla di un imminente accordo tra Pdl e Pd in merito alla riforma, con un'intesa sulla soglia di sbarramento al 4 per cento e le preferenze, poi il premier rilancia lo sbarramento al 5 per cento. «Insomma decidesse cosa vuole fare». E voi cosa volete fare? «Il Pd sin dall'inizio è stato chiaro. Abbiamo fatto una proposta e abbiamo confermato la nostra disponibilità sulla soglia di sbarramento al 4 per cento, perchè certi del fatto che i cittadini non vogliono tornare a un sistema iperframmentato e hanno invece apprezzato la semplificazione del quadro politico introdotta dal Pd. Rimaniamo comunque assolutamente contrari all'eliminazione delle preferenze, come invece voleva fare in un primo momento il Pdl. L'apertura del premier è comunque comprensibile». In che senso? «Nel senso che come sempre, in uno scenario del genere, i vari gruppi piccoli sono portati a polemizzare con i propri alleati, portando via anche voti. Quindi che ben venga una soluzione del genere. Spero solo che ci sia davvero». Non crede quindi ad una intesa finale tra Pd e Pdl? «Berlusconi ci abitua sempre a cose diverse. Non si capisce mai dove va a parare. Noi rimaniamo fermi: pur di non toccare il discorso delle preferenze diciamo sì allo sbarramento al 4. Quando le cose si vogliono fare sul serio, si fanno. E si è visto anche nell'ultima settimana». Si riferisce al federalismo? «Certo. La vicenda del federalismo ha cambiato nettamente il quadro. Quando lo si vuole sul serio, l'accordo si può trovare. Ovvio, bisogna accettare che il punto finale possa essere diverso da quello d'inizio». Sembra un Pd un po' più remissivoo rispetto alle posizioni della maggioranza. «No, non è così. Manteniamo ferme le nostre posizioni, ma siamo aperti al dialogo, quando questo è possibile. Sul federalismo, per esempio, abbiamo costruito un percorso insieme alla Lega». Se la riforma elettorale non dovesse essere fatta, la sinistra porterà via qualche voto al Pd? «Beh, questo è nelle cose. Alle europee, dove non c'è il governo in ballo, è normale che ci sia un certo sgonfiamento dei partiti più grandi. La cosa importante però, è che questo non si traduca nella polverizzazione del sistema Italia. Non si può rischiare di avere a Strasburgo meno peso rispetto agli altri Paesi». Gia.Ron.

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