E sulla legge elettorale Silvio lancia segnali al Pd Intercettazioni, "Sta per uscire uno scandalo enorme"
Il Cavaliere ribadisce il suo amore per il verde, racconta della sua passione botanica sprigionata negli ettari di Villa Certosa, poco distante, in quel di Porto Rotondo. Poi gli viene in mente una frase e dice: «Di Pietro mi ha accusato di una cosa brutta». Ma non gli sovviene cosa. Si gira, guarda Valentini, uno sei suoi più stretti collaboratori: «Ti ricordi? Che cosa mi aveva detto?». Poi si volta di nuovo, guarda la folla e si lascia scappare: «Vabbè, era una brutta parola e io le parolacce non le ricordo mai. Comunque, voglio incontrare Di Pietro. Venga a vedere il mio orto botanico di Porto Rotondo. Non se lo merita, ma venga lo stesso». Ma come? Un invito nientemeno che ad Antonio Di Pietro contro il quale ha riversato ogni bile nella recente campagna abruzzese? Che succede al Cavaliere? Succede che Berlusconi sputa veleno contro il candidato del centrosinistra in Sardegna, Renato Soru. Lo attacca su tutto. Ha licenziato 250 persone e le vuole far assumere dalla Regione. Non sa fare l'imprenditore perché la sua azienda è da nove anni in perdita. E soprattutto non sa governare. Ecco, via Soru. Ma Berlusconi lancia segnali. Persino a Di Pietro. In particolare al Pd. Sebbene si mostri scettico sulla riforma elettorale. Scettico ma chiede chiarezza: «È difficile fare accordi con questi signori». Però ribadisce: «Io ho sempre detto di essere favorevole a una soglia di sbarramento del 5%. E poi non so se è possibile fare un'intesa con questa sinistra che prima dice una cosa e poi dice un'altra». Stracci di dialogo. Sullo sfondo, il timore che fra i temi del negoziato entrino in modo più o meno scoperto anche decisioni su dossier incandescenti come le nomine Rai e la riforma della giustizia. Poi avverte: «Sta per uscire uno scandalo che forse sarà il più grande della storia della Repubblica. Un signore ha messo sotto controllo 350 mila persone». Senza nominarlo, è chiaro il riferimento al caso dell'archivio Genchi, il consulente dell'ex pm De Magistris. Insiste il premier: «Non possiamo consentire che questo sistema che la nostra Costituzione considera come eccezionale possa continuare. Dobbiamo imporre limiti certi». Poi una «carezza» a Fini: «Avrà un ruolo. Non c'è mai stato attrito. Si lavora allo statuto, andiamo verso il congresso che si terrà alla Fiera di Roma». F.d.O.