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Firenze, Democratici sempre più nel caos Alle primarie c'è anche il quarto candidato

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Una faida combattuta ogni giorno con frecciate e bordate dell'uno contro l'altro accompagnate dalle critiche dello stesso Domenici, sindaco uscente, ormai isolato che in ripetute interviste ha denunciato il prevalere di ambizioni personali, l'esistenza di comitati elettorali dichiarando che «ad oggi il partito è la sommatoria di correnti e correntine senza un'ispirazione di carattere generale». Una miscela esplosiva che non potrà portare a niente di buono. Si è iniziato con la candidatura di Graziano Cioni, l'assessore investito dallo scandalo Stadio-Castello, che per due mesi ha resistito alle pressioni del Pd nazionale e locale prima di indietreggiare, non senza lasciare il suo posto una fedelissima, Tea Albini. C'è poi la candidata della prima ora, Daniela Lastri, ex Ds, dell'area di frontiera vicino al correntone e alla sinistra che non riesce a coagulare i consensi di tutti gli ex diessini. Infine Lapo Pistelli (ex Dl) e Matteo Renzi (rutelliano) attuale Presidente della provincia, ma che non sono espressione della parte più influente dei Popolari e che hanno in Giacomelli, capo dei Popolari, un acerrimo nemico che preferisce convogliare i consensi su un sindaco ex ds piuttosto che sui due margheritini. Arriva perciò, inviato da Veltroni, il vice presidente del Senato, Vannino Chiti, a sedare gli animi. Quando, convinto di aver risolto finalmente i problemi, torna a Roma, tutto si rimescola daccapo. Pronto a scendere in gara per le primarie arriva l'ex Pci, l'ex Ds, ma soprattutto il dalemiano, Michele Ventura, ministro ombra del Pd, che non vorrebbe essere il quarto, ma riuscire a convincere la Lastri (unica donna candidata) a ritirarsi e a fare il ticket da vice, con lui sindaco. Ma la determinazione della Lastri ad andare avanti lo costringe a scendere in campo come quarto candidato Pd. Cioni intanto fa sapere di voler correre il 7 giugno con una lista indipendente.

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