Federalismo fiscale, sì del Senato al ddl
Un successo per il Pdl, che in soli otto mesi è riuscito a scrivere il testo di una legge che il centrosinistra si era inutilmente affannato a elaborare negli ultimi due anni di governo Prodi, ma soprattutto un via libera che sancisce un asse fortissimo tra la Lega e An a livello di governo locale. Il Carroccio ha visto infatti andare in porto il progetto per il quale si batte da anni, mentre An ha avuto il massimo riconoscimento che poteva sperare per la vittoria a Roma sul centrosinistra. «La Lega ha capito che con il successo di Gianni Alemanno doveva concedere qualcosa alla capitale — spiega Andrea Augello, senatore di An e uno degli uomini che ha lavorato alla stesura del ddl — Quello di Bossi è un partito molto pragmatico, sa valutare bene ciò che avviene a livello politico. E ha capito che, visto che eravamo riusciti a battere la leadership politica del Pd, ci dovevano concedere qualcosa». Così Roma ottiene più poteri a livello amministrativo ma anche la garanzia di una maggiore disponibilità finanziaria. In pratica sarà l'unica città che si siederà insieme alle Regioni al tavolo dove verranno decisi i trasferimenti fiscali dallo Stato e avrà una maggiore compartecipazione di Iva e Irpef. Ma la capitale ha visto anche riconosciuto come diritto quei 500 milioni di euro che il governo aveva anticipato in attesa che il federalismo fiscale venisse approvato. In più il sindaco potrà avere anche la disponibilità di tutti quei beni demaniali di proprietà dello Stato ma che non sono più «funzionali» alle esigenze dell'amministrazione centrale. Vuol dire, ad esempio, che le caserme che ci sono in città potranno essere utilizzate e valorizzate. Magari come parcheggi. E tutto questo in tempi molto più rapidi rispetto al passato. «Valorizzare significa avere a disposizione maggiori risorse — commenta ancora Andrea Augello — e questo senza dover aumentare le tasse come poteva accadere fino a oggi». Il testo è stato frutto di un lavoro fianco a fianco tra il ministro della Lega Roberto Calderoli e gli uomini di An, primo fra tutti Gianni Alemanno che ha messo al lavoro una equipe di costituzionalisti, gli esperti di finanza locale, il vicesindaco Mauro Cutrufo. Il quale ora pensa già a un «lavoro» sul turismo per rilanciare l'immagine di Roma «e farla concorrere con le altre metropoli europee». «Non si capisce — aggiunge — perché Londra debba avere 40 milioni di turisti e noi soli 11». Anche il Partito Democratico — che ieri al Senato si è astenuto — ha dato un parere positivo al ddl. E perfino Francesco Rutelli, di solito restio a riconoscere i meriti degli avversari politici, nella sua dichiarazione di voto ha dovuto ammettere che il testo su Roma Capitale «non è malaccio». L'unico rimasto nettamente contrario è stato il Governatore del Lazio Piero Marrazzo, isolato però rispetto alla linea del partito Democratico: «Difenderò in ogni sede e in ogni luogo — ha commentato — le prerogative che la Costituzione attribuisce alla Regione». Ora il testo sul federalismo fiscale dovrà essere approvato dalla Camera. Ma c'è già chi scommette che l'asse tra An e Lega reggerà per poco. Una volta dato il via libera al ddl la politica si concentrerà principalmente sulle prossime europee. E lì ogni partito del Pdl giocherà la sua partita da solo.