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Per Villari è il giorno del giudizio, forse

Villari

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Ma dopo le dimissioni di 37 membri su 40 della Vigilanza, lo scioglimento della commissione sembra ormai ad un passo. Stamattina le giunte del regolamento di Camera e Senato si riuniranno in contemporanea per decidere sul caso. L'idea, che molti ritengono impraticabile, è quella di procedere, dopo aver preso atto dell'impossibilità a funzionare dell'organismo, allo scioglimento per via regolamentare. Potrebbe quindi essere questo l'ultimo capitolo di una telenovela che, ormai quotidianamente, registra colpi di scena. L'ultimo ieri quando Villari ha deciso di «sconvocare» la commissione guadagnando un'altra giornata di tempo. Il tutto mentre il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi dichiarava che «la Rai è un'azienda che ha bisogno di essere ripresa in mano e serve che sia legittimata dal Parlamento», augurandosi poi che la vicenda Villari «si risolva presto». Di tutt'altro avviso Antonio Di Pietro che avverte: «L'Idv si augura che la Rai possa al più presto riconquistare la propria indipendenza dal sistema politico. Vogliamo una Rai libera dai partiti». In ogni caso il problema resta. Ormai da mesi il Cda di viale Mazzini è scaduto e, senza una Vigilanza nel pieno dei propri poteri, è impossibile precedere a nuove nomine. In compenso si è perso fin troppo tempo: dopo sei mesi di fumate nere per l'elezione del presidente, tradizionalmente indicato dall'opposizione, che aveva scelto Leoluca Orlando (Idv), è stato eletto due mesi fa Villari con 21 voti della maggioranza e due dell'opposizione. Espulso dal Pd, non si è dimesso, nonostante le richieste dei partiti e delle massime cariche dello Stato, e ha tentato di far funzionare la commissione. Così oggi il Cda della Rai, scaduto, tornerà a riunirsi per approvare le difficili previsioni di bilancio per il 2009. Ma Villari non è il solo a resistere asserragliato nel «fortino» di Palazzo San Macuto. Con lui Luciano Sardelli (Mpa) e il radicale eletto nelle liste del Pd Marco Beltrandi. Quest'ultimo non lascia l'Aula della Vigilanza da giovedì scorso. Occupazione per protesta che accompagna con lo sciopero della fame. Sardelli, invecei, ieri ha scritto al presidente della Camera Fini spiegando che non si dimette perché «l'articolo 48 bis del Regolamento della Camera dei Deputati impone ai suoi membri il dovere di partecipare ai lavori, in Aula e nelle Commissioni». A suo avviso «questa situazione di sostanziale incertezza e di costante precarietà, che si protrae ormai da ben otto mesi, si ripercuote sulla qualità di un servizio pubblico radiotelevisivo che scade in casi di intolleranza, come quello della trasmissione Annozero». In ogni caso stamattina le Giunte per il regolamento di Senato e Camera dovranno pronunciarsi, forse in maniera definitiva, sulla vicenda di Riccardo Villari. Secondo le indiscrezioni di Palazzo, se gli organismi parlamentari decreteranno lo scioglimento della commissione, già venerdì Pdl, Lega, Pd e Udc, potrebbero presentare a Schifani e Casini la lista con i nuovi commissari da nominare. Martedì la Vigilanza si potrebbe quindi costituire nuovamente e come primo atto nominare il suo presidente. Sulla candidatura di Sergio Zavoli, risultato di un accordo tra il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, e il leader del Pd, Walter Veltroni, non sembrano esserci ostacoli, anche se come sempre all'interno dei due schieramenti non mancano i «distinguo». Una volta nominato il suo presidente, la Vigilanza potrebbe procedere nella prima settimana di febbraio a nominare i membri di sua competenza del consiglio di amministrazione della Rai.  

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