Veltroni difende anche Bassolino E la platea napoletana lo contesta
«Si è conclusa una stagione intera dell'esperienza di centrosinistra, ora è necessaria una nuova messa a punto, di programma e di persone». Clima e parole da campagna elettorale che però non possono non fare i conti con il peso che il governatore ha sul territorio. «Non abbiamo parlato di europee - dice riferendosi al colloquio di Roma della settimana scorsa - io ho una concezione sacrale del ruolo di sindaco, di presidente della Provincia e della Regione: i partiti non possono dire cosa fare, ma si continua a condizione che ci siano segni forti e visibili di una forte innovazione nella squadra e nell'azione di governo». E poi aggiunge che il governo non è un fine, ma un mezzo per cambiare le cose, e in vista delle prossime scadenze elettorali «chi antepone ambizioni personali sbaglierebbe, e sono sicuro che riceverebbe una punizione». Il dibattito ora è sulla Regione. Il Comune investito dalla bufera giudiziaria è storia vecchia, tanto che mai Veltroni pronuncia il nome di Iervolino o di Romeo. Ieri la nuova Giunta ha trovato la maggioranza in un consiglio comunale dai toni aspri e momenti di violenta polemica che non hanno permesso di concludere la seduta, riconvocata giovedì. Rosetta è tranquilla, Don Antonio pure: il governatore che incita ad andare avanti fino alla scadenza naturale, con il clima giusto e l'unione delle forze. «Noi il rimpasto lo abbiamo già fatto un anno fa, si può intervenire sui quadri amministrativi - e del resto lo stesso Veltroni nega di aver parlato di rimpasto - siamo consapevoli che la stagione elettorale sarà difficilissima, a rischio può essere il futuro stesso del Pd. Dobbiamo metterlo in sicurezza, più c'è unità e impegno e meno potranno funzionare nostalgie di guardare a case che non ci sono più». Sulla coesione si spende anche il segretario nazionale. «Basta con ex Ds ed ex Margherita», dice, dopo aver abbandonato il discorso campano per aprirsi ad un discorso di stampo nazionale fatto di soliti attacchi al centrodestra, e di trionfale umiltà: «Dobbiamo decidere cosa fare da grandi. Decidere se siamo solo quelli che sono contro Berlusconi, oppure quelli che sono in grado di spostare i consensi. Vogliamo tornare - domanda - alle coalizioni che vanno da Caruso a Mastella? No, noi abbiamo una vocazione maggioritaria». Un fiume di belle parole nel quale qualcuno nel pubblico non si raccapezza più, e si alza per contestarlo, chiedendo, oltre a bei discorsi, chiarezza e una seria linea politica.