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Ue in linea con Bankitalia Il pil italiano nel 2009 giù del 2%

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Un'assonanza, quella tra via Nazionale e Bruxelles, che non mancherà di destare qualche sospetto dalle parti di via XX settembre. E di alimentare lo scontro sotterraneo e i colpi di fioretto che le due massime autorità in campo economico si scambiano da qualche tempo. Ma tant'è. La Commissione ha sposato più il pessimismo di Draghi che l'ottimismo di Tremonti e nelle previsioni di ieri ha fornito un quadro sconfortante sull'economia di Eurolandia che resterà in recessione per tutto il 2009. La ricchezza prodotta scenderà rispetto a quella dal 2008 dell'1,9% con una perdita di circa 3,5 milioni di posti di lavoro. Al rallentamento non fa eccezione l'Italia, con una crescita al -2% quest'anno e con un deficit che tornerà a sforare il tetto di Maastricht, attestandosi nel 2009 al 3,8%. Male anche le notizie dal debito pubblico destinato a salire nei prossimi due anni oltre il 110%. Una notazione positiva per Tremonti, per il suo sforzo di condurre fuori dalle secche l'Italia, è però arrivata. Il commissario Ue agli affari economici e monetari, Joaquin Almunia, ha giudicato il pacchetto anticrisi varato dal governo «un giusto mix tra gli incentivi alla crescita e la dovuta prudenza sul fronte dei conti pubblici». Un piano che, insieme al calo dell'inflazione, darà una mano alla ripresa. Dopo la carota però è arrivato anche il bastone. «Ciò non impedirà un'ulteriore perdita di competitività e un significativo aumento della disoccupazione» ha aggiunto Almunia. Poi il richiamo alla situazione complessiva. «Siamo nel momento peggiore della crisi», ha ammesso Almunia, sottolineando come nella prima metà del 2009 il Pil della zona euro dovrebbe toccare il punto più basso, lasciando il passo nella seconda metà dell'anno a una «modesta ma graduale ripresa». Le nuove previsioni fanno in ogni caso tremare. E più che l'Italia, che partiva già da una previsione di crescita zero e che nel 2010 dovrebbe risalire a quota +0,3%, a preoccupare Bruxelles sono soprattutto i numeri della Germania (-2,3% nel 2009 e +0,7% nel 2010). A Berlino si è, infatti, sempre guardato come alla locomotiva per la ripresa dell'intero Vecchio Continente. Almunia spera dunque nei piani anticrisi, anche se la loro attuazione porterà i conti pubblici momentaneamente fuori controllo. L'Italia, per la Commissione Ue, ha chiuso il 2008 al 2,8%, ma scivolerà al 3,8% quest'anno. Fattori che, insieme ad una crescita attenuata, implicano un innalzamento del debito pubblico che, nel 2009 sarà al 109,3% e nel 2010 al 110,3%. Senza contare - ha sottolineato la Commissione - che «le possibili ricapitalizzazioni bancarie potrebbero condurre il debito pubblico italiano anche oltre l'orizzonte delle attuali previsioni». E proprio ieri i titoli bancari hanno sofferto in tutta Europa. Nel giorno dell'annuncio del piano di aiuti alle banche da parte del governo inglese, Rbs, una delle principali banche del Regno Unito, ha annunciato per il 2008 una perdita di 41 miliardi di dollari. In Borsa ha perso il 70% del suo valore. Unica nota positiva l'inflazione, che in Eurolandia scenderà all'1% nel 2009, l'1,2% in Italia. E - ha assicurato Almunia «non c'è alcun rischio di deflazione», già nel 2010, infatti, si tornerà «su livelli più normali»: l'1,8% nella zona euro.

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