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«Per battere la crisi le imprese italiane vadano all'estero»

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La missione in Montenegro dei due sottosegretari al Turismo, Michela Vittoria Brambilla, e allo Sviluppo Economico, Adolfo Urso, assume dunque una veste particolare. Non è un caso infatti che con i due rappresentanti del governo ci sia anche Valentino Valentini, in arrivo direttamente da Sharm El Sheik, ufficialmente consulente di Palazzo Chigi per la politica estera, nei fatti uno degli uomimi ombra del Cavaliere specializzati nelle missioni delicate. Insomma, non è la solita visita di governo in un Paese estero peraltro anche molto piccolo, una repubblica giovane, indipendente da appena due anni. È una chiara riconversione della politica del governo italiano, una delle strade da battere per affrontare la crisi economica che soffia forte in tutto il mondo occidentale e comincia a colpire anche l'Asia. «Da quest'area i russi si stanno ritirando e gli altri europei non ce la fanno» spiega Urso. A luglio Milo Djukanovic, premier montenegrino, offre a Berlusconi la possibilità di ingenti investimenti, soprattutto nel settore energetico. Il Montenegro ha grandi risorse idroelettriche ma scarsamente sfruttate, deve realizzare quattro centrali e, più in generale, vuole investire in tutta l'energia pulita, su centrali a carbone. In prima fila ci sono Enel, Duferco, Edison, Moncada, Catanzaro. E Terna, per la prossima privatizzazione del gestore unico ma soprattutto per il cavo di interconnessione sottomarino che dovrebbe attraversare l'Adriatico. Poi c'è tutto il capitolo turistico, grandi spiagge o grandi foreste ma con pochi alberghi, scarsi resort, niente villaggi. Mancano del tutto i servizi. Così a pochi giorni dal Natale Urso e Valentini giungono a Podgorica per preparare l'evento di ieri, con la nascita dell'associazione Italia-Montenegro guidata da Massimo Nicolucci, deputato Pdl in quota Circoli della Libertà. Ad attenderli oltre al premier anche il ministro Branimir Gvozdenovic che mette sul piatto le privatizzazioni che si stanno per avviare, comprese quelle per il porto di Bar, per le ferrovie, per le Poste. C'è materia per imprenditori. «Il Montenegro - dice Michela Brambilla - è molto appetibile in questa fase per i nostri imprenditori, ci sono opportunità vecchie e nuove. Le nostre imprese hanno un grande know how nel settore turistico che può aiutare in maniera decisiva i montenegrini a sfruttare le loro potenzialità». E, ancora, spiega il sottosegretario: «I nostri due Paesi possono collaborare in questo momento di crisi internazionale perché ne possono uscire addirittura rafforzati». Un'azienda italiana, la Bolici, sta per realizzare il più grande albergo, 250 posti letto per un investimento di 40 milioni: la Marriot si fa avanti per la futura gestione. Sull'aereo ci sono anche il direttore generale di Federalberghi Roma, Massimo Tanzilli, e il direttore generale di Federturismo, Antonio Colombo. Insiste Urso: «Credo sia un evento storico la risposta del sistema Italia. Hanno aderito in sessanta tra le maggiori imprese nazionali, in ogni settore. Questo è il momento di scommettere sul Montenegro». Prende la parola anche Valentini, uno che non parla mai, tantomeno in pubblico: «L'incoraggiamento del presidente Berlusconi a venire qui è un modo per rispondere alla crisi. Tra noi e Montenegro non c'è un rapporto fugace, come quelle imprese che vengono qui mordi e fuggi. No, vogliamo mettere su una collaborazione profonda, una partnership strategica che guardi avanti». E guardare avanti significa che ora gli italiani si attendono delle risposte concrete. Se l'operazione funziona c'è da scommettere che non si parlerà soltanto di infrastrutture e costruzioni (in prima fila ci sono Todini e Toto costruzioni), ma anche di legno, alluminio, siderurgia. Industria verde, visto che a Podgorica è arrivato anche il presidente di Confagricoltura Vecchioni. Quello balcanico è il primo test. Ma alla presidenza del Consiglio stanno già pensando a cercare un altro Paese sul quale puntare. Nuovo business per dare nuova linfa all'asfissia del 2009 che dovrebbe condurre l'Italia in piena recessione.

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