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Romani: "In Rai non solo Santoro. Anche il Tg1 è a sinistra"

Michele Santoro

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E ora si augura che la Vigilanza elegga presto il nuovo Consiglio di amministrazione della Rai e che «l'opposizione sia più ragionevole». Sottosegretario Romani, cosa pensa di quanto è accaduto giovedì scorso su «Annozero»? «Il comportamento di Michele Santoro è stato inaccettabile ed irresponsabile. Il conduttore non ha agito correttamente di fronte ad un problema delicatissimo come il conflitto palestinese-israeliano. Quello a cui stiamo assistendo in questi giorni è il conflitto tra il mondo islamico e - come si dice nelle costituzioni - il mondo giudaico cristiano, che rischia di essere ribaltato nelle nostre piazze. Non è possibile comportarsi così realizzando una trasmissione di parte e faziosa e violenta. Il servizio pubblico non può permettersi questo. Grazie al cielo, mi pare che gli ospiti dell'altra parte politica - mi riferisco alla Annunziata - e il presidente del Cda, Claudio Petruccioli, abbiano sottolineato che Santoro ha agito in una totale illiceità rispetto alla tutela e alla qualità dell'informazione. Non è quindi un problema del servizio pubblico, ma un problema del signor Santoro. Quello che è accaduto giovedì sera è davvero fuori da ogni schema». Pensa che in questo periodo la Rai sia diventata ingestibile dopo mesi di latitanza della Vigilanza? «Non possiamo ridurre il problema della Rai agli amici giornalisti o al problema di chi fa informazione. Credo che oggi il problema dell'azienda sia più complesso. Siamo in un momento di cambiamento epocale del sistema radiotelevisivo, andiamo verso il digitale. Il servizio pubblico, la Rai, è obbligato a fare dei grossissimi investimenti sia sulle infrastrutture di comunicazione che sui contenuti. Alludo ai nuovi contenuti. Mi auguro che con questa rivoluzione tanti problemi, che fino ad oggi ci sono stati perché in un tg venivano dette cose di un certo tipo - domani siano superati con l'offerta pluralista del servizio pubblico. Dopodiché esiste senza dubbio un problema di linea editoriale. La Rai è molto sensibile rispetto alla maggioranza che governa il Paese. Ritengo che sia giusto un riequilibrio come c'è sempre stato. Noi del centrodestra non abbiamo i Santoro da portare in Rai. Vorremmo che i Santoro tornassero a fare il loro mestiere correttamente. Se poi non ne sono capaci è un loro problema». Come pensate di superare la situazione della Commissione di Vigilanza dove Villari intende restare alla presidenza? «Prima o poi questa situazione andrà risolta. È la Vigilanza che deve eleggere il nuovo Cda. È un nodo che deve essere sciolto. Mi auguro che prevalga la ragionevolezza che non c'è stata dall'altra parte (l'opposizione, ndr). La candidatura di Leoluca Orlando è figlia di quella irragionevolezza. La Vigilanza deve eleggere i nuovi vertici dell'azienda. La Rai ha bisogno di una nuova governance e di nuovi organi di gestione. Queste vocazioni e queste decisioni però camminano sulle gambe degli uomini. E come tutte le cose che camminano sulle gambe degli uomini devono essere realizzate». Pensa che in questo periodo il direttore del Tg1 Gianni Riotta si sia comportato bene fornendo un'informazione critica nei confronti dei provvedimenti sull'università e sottolineando polemicamente i temi relativi alla crisi economica? «In Rai c'è un telegiornale politicamente targato di sinistra come il Tg3. Questo è un dato definitivo che, guarda caso, non si mette mai in discussione. Poi rimangono due telegiornali, uno dei quali di centrodestra, il Tg2, e il Tg1 che sembra orientato con il centrosinistra. A mio avviso questo schema deve essere interrotto. Il servizio pubblico deve fare il servizio pubblico. L'informazione nel servizio pubblico resta ancora una categoria della mente, ma di fatto non esiste. Credo che possano esserci diversi orientamenti in Rai, ma non possa esserci la militanza nei tg. Nella rivoluzione che deve essere fatta in Rai vanno sistemate anche queste cose. Credo che, una volta tanto, tutto debba essere rifatto ex novo». Deve cambiare qualcosa anche su Raifiction dove molti rimpiangono Agostino Saccà? «Quello di Raifiction è un problema molto delicato dove ci sono state anche indagini, dove ci sono delle inchieste in corso. Non è un argomento sul quale francamente entro volentieri. Raifiction è una parte importante dell'azienda dove ci sono investimenti per centinaia di migliaia di euro sia nella fiction che nel cinema. È un settore nel quale deve essere fatto un passo in avanti nel senso che la fiction italiana non riesce ad essere venduta all'estero. E anche su questo deve essere fatto un ripensamento. Parlare di persone o di Agostino Saccà mi sembra improprio da parte mia». È ipotizzabile una Rai senza pubblicità? In Francia, le reti pubbliche hanno cominciato a ridurla. «Credo che sia assolutamente improponibile. Impeghiamoci a definire meglio quel 65% di programmi della Rai che sono dedicati al servizio pubblico».

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