Villari resiste: "Non mi dimetto"
Ma Riccardo Villari non ci sta. Sembra quasi che gli piaccia considerarsi un unto dal Signore piuttosto che un senatore che si è trovato al posto giusto nel momento giusto. E così, anche se la seconda e la terza carica dello Stato ovvero il presidente del Senato Renato Schifani e quello della Camera Gianfranco Fini, lo hanno invitato, per la seconda volta, a farsi da parte, lui tira dritto. Con una lettera confidenziale infatti, spedita a Schifani e Fini, ha annunciato la sua volontà di restare alla guida della commissione sottolineando di sentirsi vincolato al mandato ricevuto e rendendosi disponibile a trovare una soluzione politica insieme ai colleghi della commissione. Il problema che la sua commissione non esiste più, o meglio, è ormai ridotta ai minimi termini. Tre è certamente il numero perfetto, ma se questo corrisponde al numero dei partecipanti alle riunioni convocate dallo stesso Villari allora la situazione si fa preoccupante, soprattutto considerato che al completo dovrebbero essere 40 tra senatori e deputati. Un abbandono graduale iniziato dai commissari del Pd che non potevano perdonargli, tanto da defenestrarlo addirittura dal partito, il fatto di aver accettato un'elezione avvenuta principalmente grazie ai voti della maggioranza. Scaricato poi anche dallo stesso Pdl che prima lo aveva scelto come valida alternativa a quell'indigesto Leoluca Orlando dell'Idv per poi mollarlo invitando i propri commissari a non partecipare più alle riunioni della bicamerale. Così gli unici che ancora oggi lo appoggiano sono Luciano Sardelli, deputato del Movimento per le Autonomie, e Marco Beltrandi, deputato del Pd di estrazione radicale. Movimento che ha accolto pochi giorni fa l'iscrizione di Villari nominandolo addirittura membro del Comitato Nazionale. Un esempio di trasformismo in piena regola se si pensa che all'inizio della sua carriera politica Villari brandiva bandiera scudocrociata. Certo è che la situazione dei questa Vigilanza ridotta ai minimi termini sta iniziando a preoccupare soprattutto perché Riccardino è sicuro che nessuno può cacciarlo, dato che il regolamento prevede la decadenza del presidente solo in caso di sostituzione dei membri della commissione. Sostituzione che può avvenire solo se decade la legislatura. Un articolo pensato proprio per proteggere i vertici del potere legislativo da eventuali ritorsioni per le loro decisioni parlamentari. Ma l'intoppo che questa commissione fantasma sta creando è ancora più grave. Il consiglio di amministrazione della Rai viene infatti votato proprio dai commissari che poi devono esprimere un parere sulla nomina del presidente della società. Ma tutto questo con una commissione fantasma ovviamente non succede. Quindi a ricoprire l'incarico di presidente del consiglio d'amministrazione della Rai è ancora Claudio Petruccioli, nonostante sia stato sfiduciato dalla Commissione di Vigilanza Rai il 24 ottobre 2007 e peggio ancora sia il consiglio d'amministrazione della Rai sia scaduto formalmente lo scorso 24 giugno e nulla potrà cambiare fino a quando non saranno nominati i nuovi amministratori. E quindi tutto torna nelle mani della commissione o forse è il caso di dire nelle mani di Villari e dei due suoi fedelissimi.