I musulmani invadono Roma
e pregano vicino al Colosseo
Solito balletto di cifre sui partecipanti, 200 mila per gli organizzatori, 15 mila per la Questura. Il corteo è stato un continuo incitamento all'intifada, alla resistenza. Il tutto scandito dalle note di «Bella ciao», urla contro «Israele assassina insieme a tutti i paesi occidentali» e con la volontà di essere ben differenti dalla manifestazione di Assisi. Perché, come sottolineava lo speaker di turno non appena la testa del corteo è arrivato su via dei Fori Imperiali, «noi siamo di parte, siamo con i palestinesi, non siamo equidistanti». E siccome ultimamente va particolarmente di «moda», non è mancata la preghiera di un gruppo di palestinesi musulmani di fronte al Colosseo. Il Corano in mano al grido «Allah è grande. La verità verrà fuori prima o poi. Contro il forte che uccide il debole». Il punto di raccolta iniziale è stato a piazza Vittorio, alle 15.30 circa il corteo si è messo in marcia verso Santa Maria Maggiore e via Cavour. A seguire i manifestanti non solo giornalisti e telecamere di testate italiane, ma anche televisioni arabe e del medio oriente. Fra tutti «Nile News», emittente egiziana osservabile via satellite in Italia (Hotbird 4202), con la telecronaca dell'inviato in Italia, Josef. Lo spettacolo non è mancato, bambole a guisa di neonati in fasce insanguinate, foto di edifici distrutti in Palestina, stelle di Davide trasformate in svastiche naziste. Tanti i megafoni in azione in mezzo a una marea di bandiere palestinesi e rosse. «Per una federazione di repubbliche socialiste del medio oriente», urlava una ragazza con la voce amplificata dagli altoparlanti. «Contro l'ingerenza degli Stati Uniti e dei fascisti» le faceva eco un'altra. Unico striscione che riportava i toni sulla pace: «Non rimaniamo a guardare. Pace Ora». Bandiere di solidarietà al giornalista Rai, Michele Santoro dopo le polemiche scoppiate alla fine della sua ultima trasmissione sulla Palestina e scarpe appese alle aste di alcune bandiere ricordando il giornalista iracheno reso celebre dal lancio di una sua scarpa contro il presidente Usa George Bush. In finale l'arrivo a Porta San Paolo, simbolo della resistenza Italiana all'invasore nazista. «Dalla partecipazione di oggi, si capisce come Roma è contro i crimini di guerra di Israele. Lo stato ebraico sbaglia con questo massacro: ogni vittima palestinese produce 5 mujaheddin pronti al martirio» si dice dal palco montato su un camion seguendo la testimonianza registrata del giornalista Vittorio Arrigoni inviato a Gaza e che sul tema ha scritto ampi articoli per Il Manifesto. Intanto dalla Digos di Firenze arriva la notizia del ritrovamento nei pressi della sinagoga in Via Pilastri di una bomboletta gas da campeggio avvolta in carta leggermente combusta. A quanto emerge non ci sarebbero danni a cose o a persone e nessuno ha ancora rivendicato l'evento. Dopo l'episodio di ieri, naturalmente, si sono intensificati i contatti tra questore, prefetto e polizia per garantire la sicurezza della cittadinanza.