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Appalti a Napoli, Idv nel mirino dei pm Sotto inchiesta gli uomini di Di Pietro

Antonio e Cristiano Di Pietro

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La Direzione distrettuale antimafia di Napoli indaga formalmente anche su di loro per il reato di abuso d'ufficio, come per Di Pietro junior, in relazione all'inchiesta Global service sull'appaltopoli al Comune di Napoli e i presunti bandi pilotati a favore dell'imprenditore Alfredo Romeo. La posizione dei tre esponenti dell'Idv, Di Pietro, Di Nardo e Formisano, è finita all'attenzione grazie alle conversazioni intercettate con uno dei principali indagati nell'inchiesta Global service, l'ex Provveditore alle opere pubbliche Mario Mautone (attualmente agli arresti domiciliari). Completamente diversa la posizione dell'onorevole Americo Porfidia, medico e sindaco di Recale: il politico finì in un'informativa della squadra mobile di Caserta nel gennaio del 2007, nell'ambito di un'inchiesta di camorra sui clan casertani condotta dall'allora pm della Dda Raffaele Cantone. Ma a quanto si apprende, quel fascicolo non ha avuto ulteriori riscontri investigativi, tanto che la Procura di Napoli avrebbe recentemente chiesto l'archiviazione delle accuse per Porfidia. Nel frattempo, dopo che la notizia era trapelata sulla stampa, il deputato ha lasciato il gruppo dell'Idv alla Camera per confluire nel gruppo misto. Anche Cristiano Di Pietro ha lasciato il partito del padre, ma non lo scranno di consigliere provinciale, dopo che le sue imbarazzanti conversazioni con l'ex provveditore Mautone sono finite sui giornali. Telefonate che gli investigatori dell'Antimafia definirono «dal contenuto alquanto ambiguo». In esse il giovane Di Pietro chiede favori a Mautone, come affidare incarichi ad architetti o ingegneri da lui indicati, oppure fa domande per sapere chi sono i fornitori di materiali a ditte che hanno vinto determinati appalti. Richieste che Mautone, come annotano gli inquirenti, si fa in quattro per esaudire. Anche Di Nardo e Formisano finiscono per essere tirati in ballo per le stesse questioni che interessavano Cristiano Di Pietro. E comunque sempre e soltanto per le conversazioni intercettate con l'ex Provveditore Mario Mautone. All'epoca delle telefonate (tra la primavera e l'estate del 2007), il senatore campano Aniello Di Nardo, detto Nello, era a capo della segreteria dell'allora ministro delle Infrastruttre Antonio Di Pietro. In passato Di Nardo, quando era nell'Udeur di Mastella, era stato anche sottosegretario agli Interni con delega alla Protezione civile nel governo D'Alema bis (a cavallo tra il 2000 ed il 2001). Nel giugno 2007 viene intercettato mentre chiama più volte Mautone da un telefono del ministero di Porta Pia e gli comunica che nel suo ufficio «si trovano due architetti amici di Cristiano a cui non bisogna far prendere collera». Questione che Mautone subito risolve: «Non ti preoccupare». Nello Formisano, invece, all'epoca capogruppo dell'Idv al Senato, oggi deputato e coordinatore regionale del partito di Di Pietro, si sentiva con Mario Mautone da cui riceveva segnalazioni di persone da sistemare all'interno del ministero retto da Di Pietro. Ma, a quanto trapela, queste sarebbero solo una parte delle intercettazioni tra i soggetti in questione. Negli ultimi giorni i pm della Dda di Napoli D'Onofrio, Filippelli e Falcone, che conducono l'inchiesta coordinati dal procuratore aggiunto Franco Roberti, hanno interrogato numerosi testimoni e stanno sbobinando ancora altre intercettazioni pervenute dalle Procura di Santa Maria Capua Vetere e Potenza. Circa 1.100 conversazioni, molte delle quali penalmente non rilevanti, altre invece che potrebbero appesantire il quadro indiziario. E secondo le indiscrezioni che circolano in queste ore, ci sarebbero anche altri esponenti politici finiti nel registro degli indagati assieme a Formisano e Di Nardo. Non sembra un caso che Antonio Di Pietro, ascoltato giovedì per quattro ore dagli inquirenti napoletani come persona informata sui fatti, giovedì scorso, al termine dell'interrogatorio abbia detto ai cronisti: «I magistrati devono andare avanti senza riguardo per nessuno, né parenti, né figli, né esponenti di partito». Intanto l'unica replica alla notizia dell'iscrizione nel registro degli indagati viene da Di Nardo: «Ho appreso la notizia dai giornalisti, a me non risulta. Ho dato mandato al mio avvocato di verificare la cosa e, se dovesse essere confermata, di chiedere ai magistrati di essere ascoltato. Non ho alcuna difficoltà a rendere conto del mio operato ai pm».  

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