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Berlusconi sempre a tavola per tenere unito il centrodestra

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Bossi e Fini

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Non è un caso che sia stato scelto il primo giorno di attività parlamentare effettiva (il lunedì è deputato solitamente solo alle discussioni generale ma non si vota). Il primo giorno della settimana, infatti, il premier è solitamente a Milano e la sera vede Umberto Bossi a cena. Proprio le cenette di Arcore con il leader della Lega avevano suscitato le ire e le gelosie di An nella legislatura cominciata nel 2001, tanto da far scatenare polemiche sull'asse nordista dell'allora governo. E anche questa volta l'incontro conviviale del lunedì sera aveva fatto storcere qualche bocca agli esponenti di An. Sarà. Quel che è certo è che Berlusconi dovrà mettere a repentaglio la sua dieta pur di tenere assieme la coalizione, scossa com'è dalle guerre interne. E non sembra dolersene tanto che è tornato a Palazzo Grazioli soddisfatto dell'incontro a Montecitorio: «È andato benissimo», si è lasciato andare al gruppo degli esponenti sardi che lo attendevano per pianificare la campagna elettorale (oggi il Cavaliere sarà nel Nuorese). E ancora: «Gianfranco aveva ragione su alcuni punti. Per esempio sulla tempistica che porterà alla nascita del Pdl nel congresso di marzo. È vero anche che servono delle regole certe, bisogna decidere in tempi rapidi lo statuto. Faremo tutto». L'incontro di ieri, è stato ribattezzato «il patto della spigola», con un menù a base di pesce e di frutta di stagione. Per capire se la spigola degustata a Montecitorio lascerà davvero - come capitato ad altre pietanze - un segno nella storia della politica italiana, occorrerà attendere. Almeno per ora, però, i presupposti paiono esserci. Visto che le indicazioni positive sull'esito dell'incontro trapelate dalla presidenza della Camera vengono confermate da ambienti azzurri. Il premier è arrivato nell'appartamento dell'inquilino di Montecitorio, al primo piano della Camera, accompagnato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. Un faccia a faccia di due ore, necessario a chiarirsi dopo le tensioni degli ultimi giorni tra Fi e An. In particolare, i due leader hanno messo a punto una "road map" sul Pdl da qui fino al 27 marzo, data ipotizzata per il primo congresso costitutivo del soggetto unitario del centrodestra. Si sono impegnati, quindi, a definire una bozza di Statuto a breve da poter discutere e valutare proprio prima di questa data. Il Cavaliere e il presidente della Camera hanno deciso che nello Statuto ci dovranno essere regole precise per il funzionamento del partito unitario e per garantirne la democrazia interna. Fini, riferiscono fonti a lui vicine, avrebbe sottolineato che nello statuto dovrà prevedere anche degli organismi e delle regole chiare di funzionamento, comprese modalità di scelta dei candidati. In particolare, sugli organi del nuovo partito unitario, si sarebbe ipotizzato di costituire una sorta di "parlamentino" (un'Assemblea Nazionale di circa 1000 persone), una direzione di un centinaio di membri, un ufficio politico o un esecutivo ristretto di una ventina, con tre coordinatori sotto Berlusconi stesso. «Si è concordato su una gestione democratica interna al Pdl, come accade in un qualunque partito normale», spiegano alcuni esponenti di An, con l'accortezza di rinviare alla verifica dei fatti, nelle prossime settimane, la bontà degli impegni assunti oggi da Berlusconi e Fini nel lungo colloquio, dedicato in grandissima parte alla discussione sul processo costituente del Pdl. Del suo ruolo nel Popolo della libertà Fini non avrebbe voluto parlare. «Prima parliamo del nuovo partito», avrebbe risposto al premier, che comunque non avrebbe messo in discussione che il presidente della Camera sarà «il numero due». Il presidente della Camera, nella prima parte della colazione dedicata ai rapporti tra Parlamento e governo, ha invitato ancora il premier a non abusare della decretazione d'urgenza, ribadendo la centralità delle Camere nel processo legislativo ed auspicando di riavviare il percorso per la riforma della seconda parte della Costituzione, anche con l'auspicabile coinvolgimento dell'opposizione. Altra questione affrontata la riforma della Giustizia, e i sei punti indicati di recente da Fini, con l'auspicio del presidente della Camera di coinvolgere nel merito l'opposizione. Affrontato anche lo scenario economico, le ricadute sociali della crisi ed il tema del crescente rischio di squilibrio tra nord e sud. Ma anche un accenno al calcio, in particolare alla vicenda dell'asso brasiliano Kakà che voci sempre più insistenti danno in passaggio dal Milan al Manchester City.

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