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La commissione non c'è Ma Villari fa finta di nulla

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«Senza voler entrare nel merito di valutazioni di ordine giuridico, che sono attualmente all'attenzione di altri organi delle Camere — scrivono Schifani e Fini a Villari — non possiamo non ribadire la nostra più forte preoccupazione per una situazione che vede in uno stato di oggettiva paralisi uno degli organismi di garanzia più rilevanti del nostro sistema istituzionale, il cui mancato funzionamento impedisce di dar corso ad adempimenti significativi che incidono in maniera profonda sul delicato nodo della informazione pubblica e della comunicazione in generale, a cominciare da quello, sopra ricordato, relativo all'elezione del consiglio di amministrazione della Rai, ma che non può non estendersi anche agli atti di ordinaria amministrazione». I presidenti di Camera e Senato si rimettono perciò alla «sensibilità istituzionale» di Villari, «affinché voglia valutare con serenità la situazione che si è determinata e, mettendo a disposizione il suo incarico, consentire un avvicendamento nella presidenza che permetta alla commissione di proseguire nella sua attività». Un appello condiviso da Veltroni: «Penso che qualsiasi persona dotata di un minimo di senso istituzionale non possa che accoglierlo». «Una lettera delle più alte cariche istituzionali merita il massimo rispetto e considerazione e nessun commento da parte mia», si è limitato invece ad affermare Villari, spiegando di non aver ancora letto la missiva. Nel pomeriggio, dopo aver constatato per due volte l'assenza del numero legale a San Macuto, il presidente «che resiste» senza batter ciglio aveva aggiornato la seduta, in nome dei suoi «obblighi istituzionali» e di provvedimenti urgenti da assumere: in particolare, il regolamento per le elezioni regionali in Sardegna e la nomina dei nuovi vertici Rai, che versa in una «delicata situazione». All'ordine del giorno, anche la creazione della sottocommissione per l'accesso e le risoluzioni su question time e tribune tematiche. Accanto a Villari, resiste anche Beltrandi, annunciando l'occupazione della commissione e lo sciopero della fame, iniziativa appoggiata (con lo sciopero della sete) anche da Marco Pannella. Resta da vedere se, entro martedì, Villari decida stavolta di ascoltare Schifani e Fini e dimettersi. Altrimenti il 22 gennaio la parola tornerà alla Giunta per il regolamento del Senato, che potrebbe decidere la revoca di Villari in base all'alterazione del criterio della rappresentanza proporzionale in commissione (visto il suo passaggio al gruppo Misto dopo l'espulsione dal Pd). Come extrema ratio, resta sullo sfondo anche l'ipotesi dello scioglimento della Vigilanza.

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