L'anno delle scelte coraggiose con un prezzo politico alto da pagare

A seguire, è facile prevedere una ripresa della dinamica dei prezzi negli Stati Uniti, con un'inflazione moderata, a sostegno di un graduale riassorbimento del debito pubblico e di quello di famiglie, imprese e sistema finanziario, oggi in gran parte detenuto all'estero. I tratti di fondo della strategia Usa non sono cambiati dopo la crisi finanziaria. Al contrario, si ripercorre con convinzione un sentiero mai abbandonato. Anche in Europa siamo di fronte a un déjà vu. La prudenza della Banca Centrale Europea nel ridurre il tasso di riferimento conferma, una volta di più, che Francoforte non può seguire fino in fondo le scelte espansive della Fed. Ciò non solo per un vincolo statutario, ma anche perché la Bce non può contare su di una reattività allo stimolo monetario anche solo lontanamente comparabile a quella possibile negli Stati Uniti. Del resto, gli Stati membri non sono in grado di formulare e porre in atto interventi di policy congiunti, imbrigliati come sono dalla compresenza di forti elementi di eterogeneità e di regole fiscali comuni non ancora perfezionate. E, dietro l'angolo, si prospetta l'ombra di un euro destinato a riprendere quota rispetto al dollaro, rinnovando il paradosso di un'area economica che possiede una moneta forte e ben difesa ma che, incapace di farne base di sviluppo, ne subisce i contraccolpi. L'Europa conferma la propria debolezza strutturale e lo fa in una fase critica per il riassetto delle strategie e delle posizioni sullo scacchiere internazionale. E allora, ma lo sapevamo, il 2009 sarà un anno duro e la politica italiana è attesa da scelte difficili. Se è vero che le possibilità di ripresa saranno influenzate dagli equilibri di politica monetaria e dei tassi di cambio che verranno definendosi nelle relazioni tra le locomotive della crescita mondiale, per il Paese rimane valida la via di una politica economica attenta alla produttività della spesa pubblica e al contenimento del debito, vero convitato di pietra di ogni politica di rilancio. E tuttavia, è necessario predisporre un programma di riforme strutturali, capace di dare un segnale di rilancio: sul mercato del lavoro, sull'istruzione, sull'assetto del sistema di welfare, sulle pensioni. Sono possibili solo interventi a costo zero per la finanza pubblica, e il prezzo politico di una stagione di riforme sarà molto alto. Ma rimane un prezzo molto più basso rispetto a quello che il Paese sarebbe chiamato a pagare se si rimanesse fermi. Fabio Pammolli Direttore del Cerm