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Draghi: sarà un pessimo 2009. Tremonti: parla da astrologo

Draghi

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Le previsioni sull'economia italiana nel 2009, date dall'autorevole centro studi di Palazzo Koch, e che prevedono un calo della ricchezza prodotta del 2% alla fine dell'anno, sono state letteralmente snobbate dal responsabile di via XX settembre che commentando le stime ha detto: «E allora? torniamo al 2006. Non mi sembra il Medioevo». Solo una battuta ma che aggiunge un altro tassello alla guerra a colpi di fioretto che ormai da qualche tempo oppone le due massime istituzioni in campo economico. «La crisi c'è ma è una terra incognita e ora fare previsioni sull'economia è «esercizio congetturale» ha chiosato Tremonti che è andato giù duro anche sull'impossibilità di raggiungere un'accuratezza elevata nelle previsioni del 2009. «Prevedere l'andamento dell'economia in questo momento è «un mestiere da astrologi». Secondo il ministro infatti questo è un momento nel quale «dati e previsioni sono solo un pezzo di conoscenza ma non sono la conoscenza assoluta». Si tratta di «ipotesi fatte su una realtà non definita. Questo non è un ciclo economico ma una discontinuità sistemica. La realtà cambia in modo violento e intenso». E infine la citazione: «Troppi non hanno capito la criticità in atto nel mondo. Guardano il dito e non il cielo» Una stoccata che non ha ricevuto replica, come ormai solito, dall'incassatore Draghi. Per lui hanno parlato le righe del bollettino elaborato dai suoi tecnici. E che confermano una recessione dura e duratura per l'anno appena iniziato. Un livello non stimato finora neanche dai più pessimisti previsori, ma, ha avvertito Palazzo Koch, il dato di martedì scorso sul crollo della produzione industriale a novembre (-12%) ha modificato il quadro congiunturale, che, come ha ammesso la stessa banca centrale, resta fondamentalmente incerto. Dopo la forte contrazione della scorsa estate, si legge nel Bollettino, l'indice della produzione corretto per il numero di giornate lavorative e per la stagionalità, sarebbe caduto ancor più pesantemente nel quarto trimestre, di circa il 6%; nella media del 2008 il calo sarebbe stato intorno al 4%. Si tratterebbe - ha spiegato Bankitalia - di uno dei peggiori risultati dal dopoguerra. Oltre all'industria, le cause di questo andamento negativo individuate dalla Banca d'Italia sono la caduta della domanda interna, un rallentamento dei salari quest'anno dopo un ultimo periodo più positivo e un freno consistente dell'export (-5% la stima per il 2009). «Una fase ciclica eccezionalmente avversa» l'ha definita l'istituto di via Nazionale, a cui si può fare fronte con «ogni possibile iniziativa per attenuare e abbreviare la recessione». E da Francoforte sono arrivate le ciambelle di salvataggio. I tassi di interesse di Eurolandia, che la Bce ha tagliato, ieri, al 2%, scenderanno ancora già a marzo e si preparano a bruciare il record del 2003. Ma, nonostante la recessione in peggioramento, il presidente Jean Claude Trichet non si appresta a seguire la Fed portandoli allo zero, per tenersi alla larga dalla «trappola della liquidità». Il taglio del il costo del denaro di mezzo punto riporta, in ogni caso, le lancette dei tassi indietro al minimo record segnato nel giugno 2003. Una decisione attesa dai debitori con mutui variabili che prevedono ora ulteriori risparmi sulle rate.

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