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Di Pietro dai pm, il figlio indagato

Di Pietro e Berlusconi

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«Atto dovuto per consentire il prosieguo degli accertamenti», spiegano in Procura. Così ora Di Pietro junior dovrà nominarsi un avvocato e, probabilmente presto, presentarsi davanti ai suoi accusatori per spiegare il senso delle telefonate a Mautone con pressanti richieste di favori ad amici ed amici degli amici. Il padre, invece, ex temibilissimo pm di Mani pulite, sfoggia grande sicurezza e serenità all'uscita dalla Procura, dove è rimasto per quasi quattro ore, interrogato come persona informata sui fatti: «Sono orgoglioso di aver fornito la mia collaborazione alle indagini», spiega il leader dell'Italia dei Valori ai cronisti. Le telefonate imbarazzanti del figlio Cristiano? «I pm vadano avanti, non ci sono figli che tengano». La fuga di notizie sull'inchiesta che coinvolgeva l'imprenditore Alfredo Romeo e il provveditore Mautone? «Non ne sapevo niente», risponde l'ex ministro alle Infrastrutture, «trasferii Mautone perché un'inchiesta amministrativa interna era arrivata alle stesse conclusioni delle indagini della Procura di Napoli». È stato proprio questo il fulcro dell'interrogatorio, che lo stesso senatore, leader dell'Italia dei Valori, aveva sollecitato ai tre pm della Dda di Napoli, Vincenzo D'Onofrio, Pierpaolo Filippelli e Raffaello Falcone. Alla fine i tre magistrati si dicono soddisfatti dal lungo colloquio. A quanto si apprende, l'ex ministro avrebbe portato ai pm napoletani anche una serie di documenti. È lui stesso a spiegarlo ai cronisti: «Carte e documenti alla mano, ho messo in condizione la Procura di Napoli di ricostruire le ragioni per cui responsabilmente e doverosamente Mautone, insieme a decine di funzionari è stato trasferito». Un turn over fisiologico, da un lato, ma per Mautone c'era anche qualche ragione in più. «Nessuna fuga di notizie sull'inchiesta e sulle intercettazioni della Procura», spiega Di Pietro. Invece, era stato già lo stesso ministero ad avviare un'inchiesta amministrativa che, in qualche modo, era arrivata alle stesse conclusioni a cui stavano giungendo i pm partenopei che hanno chiesto ed ottenuto l'arresto di Mautone, di Romeo, di quattro tra assessori ed ex del Comune di Napoli, di tecnici e funzionari. Dunque, bisogna dedurne che Di Pietro aveva fondati sospetti sui comportamenti di Mautone. Ma questo non chiarisce come mai, mesi dopo il suo trasferimento lontano da Napoli, quando si apre il caso del rimpasto nella giunta regionale della Campania, Di Pietro in persona solleciti Antonio Bassolino per nominare assessore, in quota Idv, proprio Mario Mautone. Un dubbio di natura puramente politica, che poco interessa l'inchiesta dei pm napoletani. Ai quali Di Pietro rivolge parole di elogio: «Questi magistrati vanno incoraggiati, lavorano in condizioni difficili, nelle loro stanze ho visto decine di faldoni per terra e sui divani, stanno facendo un lavoro grossissimo». E il figlio indagato? «Ho invitato i pm ad andare avanti senza guardare in faccia a nessuno, né a parenti né ad esponenti di partito. È mio interesse che si faccia piena chiarezza per differenziare i comportamenti corretti da quelli scorretti».  

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