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Solo il crac può cacciare la Iervolino

Rosa Russo Iervolino

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E a certificarlo, questa volta, non è l'opposizione. Ma addirittura l'uomo che lei stessa aveva chiamato a fare l'assessore al Bilancio, Francesco Boccia. Lo stesso che ha poi rifiutato per non entrare in rotta di collisione con il suo partito, il Pd appunto, contrario alla semplice integrazione della nuova giunta (spingeva invece per il totale azzeramento). Boccia è poco noto a Napoli, è barese ma a Roma è molto conosciuto. È un deputato del Pd, prima è stato capo dell'ufficio degli affari economici di Palazzo Chigi all'era di Prodi. Grande esperto di finanza locale, venne mandato a evitare il disastro del Comune di Taranto, dove ormai non c'erano più i soldi nemmeno per seppellire i morti. E non è uno scherzo, al suo primo giorno nella città pugliese dovette trovare i denari per pagare una cooperativa di becchini che si rifiutava di sotterrare una ventina di cadaveri. Dunque, Boccia per giorni s'è studiato le carte del Comune di Napoli e ha lasciato una relazione riservata alla Iervolino a dir poco disarmante. Lui glissa: «Non parlo della mia corrispondenza privata». Ma a Palazzo San Giacomo qualcuno parla. E racconta che Boccia ha scritto che la terza città d'Italia non è sull'orlo del crac, ma ci si sta avvicinando. Perché, annota Boccia, l'evasione fiscale ha raggiunto dati impressionanti: tocca almeno il 35%. Il debito finanziario del Comune supera il miliardo e mezzo, quello per mutui accesi oltre l'1,7. Insomma, con i debiti fino al collo e senza entrate, la Iervolino è aggrappata ai trasferimenti statali. Basta una lieve flessione e si va a cappotto. I trasferimenti, all'assestamento di bilancio del 2008, ammontavano a quasi 800 milioni, cui si aggiungono i 724 milioni circa di trasferimenti in conto capitale. Una cifra enorme, cui vanno ad aggiungersi i 677 milioni che arrivano da mutui previsti nel documento di bilancio. Per un Comune che ne ha accesi circa 550, per un totale di un miliardo e 720 milioni, con un tasso che varia dal 3,5 al 5,5%, non è una novità. Tutti questi soldi servono a sopravvivere: solo le spese correnti previste per l'anno scorso superavano il miliardo e mezzo. Le entrate tributarie ed extra-tributarie? Un disastro. Le prime arrivano a stento ai 372 milioni e mezzo, le seconde a 278 milioni. Dal 1993 ad oggi si sono persi un miliardo e mezzo di crediti per multe, patrimonio, Ici, Tarsu, immobili comunali: 1,29 solo dal 2000 ad oggi, nel periodo che coincide quasi pienamente con i due mandati Iervolino. Intanto cresce l'allarme sui debiti fuori bilancio. Nei primi dieci mesi del 2008 hanno raggiunto i 93 milioni e mezzo. Cifra che ha allarmato i revisori dei conti: oltre all'esigua disponibilità di cassa, hanno sottolineato la precaria situazione finanziaria dell'Ente. E il 2009 sarà un anno difficilissimo, l'ha ricordato più volte lo stesso sindaco che si è lamentata dei tagli ai Comuni imposti dalla Finanziaria. Intanto Napoli è in regime dei dodicesimi provvisori, che limita le spese mensili a un dodicesimo della somma prevista nel bilancio dell'anno precedente: praticamente senza soldi fino all'approvazione del prossimo documento di bilancio.

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