C'è maretta all'interno della maggioranza e, di sicuro, ...
Purtroppo, non è così, perché sta affiorando un malessere politico, che potrebbe minare le fondamenta del nascituro popolo della libertà, il partito voluto dai cittadini, ma non ben ritagliabile sulle esigenze delle nomenklature. E, intanto, un po' di maretta va a infrangersi sulla filosofia stessa del governo Berlusconi, fin qui vincente e convincente. Nell'attuale temperie di crisi finanziarie, che si sommano a guerre ed emergenze vecchie e nuove - dal gas russo al dilagare dei crimini indotti dalle droghe, dal calo della produzione sino all'antisemitismo di ritorno -, Berlusconi ha imboccato senza tentennamenti la via maestra del decidere hic et nunc, senza attendere i tempi biblici del nostro bicameralismo, che sembra fatto apposta per rinviare comunque a domani quello che andrebbe fatto oggi. Fatte salve le ragioni in astratto di chi difende il parlamentarismo, bisognerebbe, però, avere l'onestà intellettuale di riconoscere che, grazie ai vituperati voti di fiducia, seccamente sfiduciati dal presidente della Camera e dalle opposizioni, questa maggioranza sta governando bene, invero, meglio del solito, venendo incontro alle attese dei cittadini. Potrebbe fare di più e di meglio, certo, ma non facendo retromarcia, sino a ricadere nella tempistica dettata dall'oratoria d'aula, piuttosto che dalle urgenze della Nazione. Dato per certo che Fini queste cose le sa e le vede meglio di me, allora è lecito pensare che l'evocazione della centralità del Parlamento contrapposta alle scelte di Berlusconi faccia da schermo a mal di pancia di natura politico-programmatica. Sarebbe opportuno, dunque, uscir di metafora e far decantare quel che c'è sotto. Qui e subito, però.