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Una Lega da legare

Umbero Bossi

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C'è l'ipotesi del presidenzialismo, avanzata dal premier poco prima di Natale e su cui via Bellerio ha immediatamente alzato il paletto del "no", invocando prima la riforma federale. C'è il Carroccio sul piede di guerra per il mini rimpastino di governo annunciato dal premier, tanto di guerra da aver portato il presidente del Consiglio a rinviare (a data da destinarsi) l'allargamento della squadra di governo. Silvio Berlusconi, nelle ultime settimane (forse anche mesi) ha visto grane "verdi" accumularsi a dismisura sul suo tavolo. L'immagine del premier che impugna il defibrillatore, e che con il suo solito aplomb cerca di riportare la calma, di dialogare con il suo «vecchio amico» Bossi, di trovare un punto di intesa, è sempre più ricorrente. Ma il malessere all'interno della maggioranza rispetto alla Lega continua a crescere. Più di qualche esponente del Pdl, l'altro pomeriggio, commentando la tassa di 50 euro per il permesso di soggiorno degli immigrati (promossa dalla Lega) affermava in Transatlantico: «Adesso è davvero troppo, questi vogliono proprio tutto». In effetti una bella aria non c'è. La Lega spesso entra a gambe tese nelle questioni, alza la voce sulle proposte del governo, qualche volta va in direzione contraria rispetto a quella della maggioranza. Creando tanti malumori, in Fi ma soprattutto in An. La scesa in campo del presidente della Camera in persona sulla tassa dei 50 euro non è stata di certo un caso. Come non lo è la partecipazione, l'altro giorno a palazzo Grazioli, del sindaco di Roma Gianni Alemanno al pranzo di trattativa sulla vicenda Alitalia (e quindi Malpensa e Fiumicino). Tutti segnali di un malessere aennino crescente proprio verso via Bellerio. E questo il premier lo sa bene. Il capo del governo, da Cagliari, rassicura che «con Bossi non c'è alcun problema» e che quindi c'è massima intesa. Anche Roberto Calderoli cerca di gettare un po' di acqua sul fuoco e afferma che «questo è un governo di legislatura» e che anche il recente incontro fra Bossi e Berlusconi ha fatto registrare una «convergenza assoluta» fra premier e Lega. «Può dispiacerci - aggiunge il ministro del Carroccio - per l'emendamento sulla tassa per il permesso di soggiorno per gli immigrati, perché a pagarlo saranno poi tutti i cittadini, meno gli interessati, ma effettivamente non rappresentava il programma del governo e il giudizio sulle posizioni assunte viene lasciato al giudizio del popolo». Sarà. Intanto però nei retrobottega della maggioranza i mugugni ci sono, e il timore di essere sotto schiaffo del Senatur è quanto mai vivo. Basti vedere quanto successo solo nell'ultima settimana. Berlusconi aveva annunciato che alla ripresa post-natalizia i primi temi sarebbero stati giustizia e federalismo, passando anche per un piccolo rimpasto della squadra di governo. Niente da fare. Sulla prima: i parlamentari del Carroccio, secondo quanto si racconta negli ambienti del centrodestra, non sarebbero in linea con il Pdl su una serie di punti (vedi il problema delle carceri e la questione intecettazioni). Tutto rinviato. Stessa cosa sul rimpasto del governo: la Lega (e anche An) da subito si oppone alla nomina dei due ministri (Fazio per Salute e Brambilla per Turismo) annunciata dal premier. Risultato? Berlusconi congela l'intera operazione anche per evitare che la questione diventi un'arma nelle mani dell'opposizione. Rimane in piedi a questo il federalismo, riforma su cui, forse, tutto andrà molto più liscio.  

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