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Napoli, distrutti i nastri La sfiducia prende quota

Distrutti i nastri

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La crisi del partito locale, che ha investito ed accresciuto quella già in atto a livello nazionale, non accenna a rientrare nonostante le dichiarazioni di intenti. A Napoli e nel Partito Democratico regna l'anarchia, un tutti contro tutti senza esclusione di colpi. Così, mentre il sindaco lascia la città per concedersi un weekend di pausa a Bruxelles con la famiglia, il neocommissario Enrico Morando programma una prima visita per domani e lunedì e Walter Veltroni si preoccupa di organizzare una grande manifestazione pubblica per riconquistare la fiducia degli elettori delusi da scandali e malaffare, Napoli resta allo sbando. In balìa di un partito di maggioranza ormai dilaniato, e di alleati che si affrettano ad allontanarsi il più velocemente possibile, sparando a zero sulla Iervolino, ormai sola tra i suoi. Il segretario provinciale Luigi Nicolais se n'è andato sbattendo la porta, infuriato con il sindaco e amareggiato con Veltroni, perché inascoltato nella sua richiesta di azzerare completamente la giunta comunale dopo l'inchiesta «Magnanapoli». Il leader è stato costretto a commissariare d'urgenza il partito locale, inviando a Napoli l'uomo di fiducia Enrico Morando con il compito di riportare la pace. Un gesto non apprezzato dalla Iervolino, che parla di «decisione non concordata» e «non necessaria». E intanto scoppia la bufera sulla registrazione segreta: quando gli alleati diventano potenziali nemici, spuntano mezzucci come l'uso di un registratore nel corso di una riunione che nasceva proprio per l'esigenza di trovare una conciliazione. Il sindaco dice di aver avvisato della sua iniziativa, Nicolais e il segretario regionale Iannuzzi, chiamato a testimone, smentiscono. Morando è costretto ad intervenire e fermare l'imbarazzante e penosa vicenda ordinando di non rendere pubblico il contenuto della cassetta. Ma nell'amministrazione dello scandalo alcuni cassetti non si chiudono a chiave: qualcosa trapela, e il sindaco decide di cancellare ogni prova dell'incontro distruggendo il nastro. Fine del giallo alla napoletana, che costa alla Iervolino l'amicizia decennale con Teresa Armato, fedelissima del governo locale di centrosinistra, ex assessore di Bassolino ed oggi senatrice nelle fila del Pd. L'aria si fa sempre più pesante, il sodalizio democratico si sfalda: alla solidarietà al primo cittadino espressa da Veltroni si oppone un documento dei parlamentari napoletani del Pd, che si esprimono a favore di Nicolais. E su Rosetta spara, dopo la Finocchiaro, anche Linda Lanzillotta, ministro ombra della Pubblica Amministrazione, che chiede ai gruppi consiliari della maggioranza di sfiduciare il sindaco e portare la città alle elezioni anticipate. Cosa resta, in queste condizioni, della maggioranza di centrosinistra che per oltre quindici anni ha avuto in mano la città? Ben poco. E la nave difesa ad ogni costo dal primo cittadino potrebbe affondare già alla prossima verifica in consiglio comunale: con la maggioranza divisa i numeri cominciano a vacillare. La rottura con Nicolais ha distrutti i già precari equilibri anche qui: i fedelissimi dell'ormai ex segretario potrebbero votare contro o astenersi, mentre il segretario del Pdci Diliberto ha già precettato i suoi in questo senso. E con la mozione di sfiducia presentata dal centrodestra, si potrebbe davvero andare a casa. È con tutto ciò che Walter Veltroni deve necessariamente fare i conti: la sua visita a Napoli è segno di grande preoccupazione per la situazione di un governo locale usurato dagli scandali, alla fine di un suo ciclo politico, che non ha avuto la capacità di rinnovarsi agli occhi dei cittadini né il buonsenso di andare a casa. E il cui fallimento trascina nel baratro anche il Partito Democratico.  

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