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Ghedini: «Gianfranco ha ragione

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Accogliamo le proposte di An»

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Il presidente Fini ha fatto un appello corredato dal fatto che non gli sembra corretto aggiungere una tassa ulteriore a chi viene in Italia per lavorare». Ma la tassa non riguarderebbe i clandestini? «No, affatto. È una tassa sui lavoratori regolari in Italia e che pagano regolarmente le tasse». La trova assurda come proposta? «A me sembra una tassa che non ha una ragione logica per essere applicata. A meno che questa tassa non serva per la fruizione di servizi che con la tassazione non vengono pagati. Qui entriamo in una questione molto complessa. Quali sono i servizi che non vengono pagati con le imposte ordinarie?» Questo scontro influirà sugli equilibri della maggioranza? «No, non credo che possano nascere problemi del genere. È fisiologico che nell'ambito della maggioranza ci siano delle discussioni ogni tanto. Ho visto che il relatore del decreto anticrisi e il Governo hanno dato il loro assenso alla tassa (ipotesi smentita in serata proprio dall'esecutivo ndr). Vorrei capire perché è stata fatta questa scelta». Sul «pacchetto giustizia» vede problemi con i settori di An nella maggioranza? Perché il provvedimento non è arrivato ancora in aula? «No, nessun problema. C'è un ingorgo parlamentare. Abbiamo dovuto porre la fiducia su provvedimenti importanti come quello sull'università. Quindi abbiamo la necessità di non sovrapporre gli interventi. Perciò il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha ritenuto che il provvedimento sulla giustizia arrivi in aula nella condizione migliore e con il contributo dell'opposizione». Alleanza Nazionale è d'accordo su tutto? «Sì. An è una parte di un unico grande partito con il quale c'è un'interlocuzione continua tra il ministro della Giustizia Angelino Alfano e quello della Difesa Ignazio La Russa e gli altri esponenti di An. Il pacchetto giustizia sta nascendo anche sulle loro indicazioni». Come ha trovato le aperture del Vicepresidente del Csm Nicola Mancino sulla riforma della giustizia? «Sono state parole positive. Saranno utili per il confronto». Crede che il condizionamento del Pd di fronte alla magistratura possa dare coraggio al partito di Veltroni per la riforma? «Questo è uno dei problemi veri degli ultimi anni. Quando si è stati vicini all'approvazione di una riforma condivisa, è sempre accaduto qualcosa che ha fatto naufragare tutto. Io spero che questa sia la volta buona». È sorpreso dalle aperture del sindaco di Firenze Domenici? «Domenici si rende conto che un certo tipo di giustizia non è più tollerabile. La sua iniziativa dello scorso mese davanti a "Repubblica" era dettata da un'esasperazione personale, non da un moto di garantismo. Si è reso conto di questi problemi solo quando la giustizia si è affacciata nella sua vita. Ma ha dato un segnale di intelligenza rispondendo costruttivamente a quello che gli è successo». Farebbe un analogo ragionamento per Nicola Mancino che, secondo alcuni, il mese scorso era sull'orlo delle dimissioni? «Credo che la riflessione di Mancino sia il frutto della sua esperienza al Csm. Il Vicepresidente del Csm si è accorto che la magistratura non funziona vedendo quello che accade nell'organo di autogoverno dei giudici, dove dominano il sistema correntizio e le componenti sindacali che non a caso lo hanno attaccato».

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