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Lupi a An: "E' ora di ragionare come un unico partito"

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Maurizio Lupi

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Il forzista - tendenza ciellina - Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera, ci tiene a ridimensionare le polemiche su Malpensa e fiumicino da parte della Lega e di An e sull'allargamento del governo. «Mi sembra che il governo abbia dimostrato in questi mesi una compattezza enorme contraddistinta dalla volontà di affrontare pragmaticamente i problemi del Paese contrapponendo a una politica degli annunci una politica del fare. Da questo punto di vista non leggo problemi di tensioni nella maggioranza».   Ma come? E la polemica sollevata dalla Lega per Malpensa? «Scinderei le due questioni: la Lega e il Pdl. Che ci sia una sottolineatura maggiore di alcuni problemi da parte della Lega è naturale per una forza fortemente legata al territorio. Questo è una ricchezza, non un problema. Non c'è una voglia di spaccare o di rompere. Con la Lega la questione è legata a un contributo positivo che una forza dà alla coalizione. Peraltro Malpensa è un problema che si pone lo stesso Berlusconi, ben attento a non penalizzare un pezzo di Paese».   Però non si tratta solo di Malpensa. E le nuove nomine? «Se noi continuiamo a leggere secondo la vecchia logica della politica quanto sta accadendo non capiremo mai il motivo perché c'è un così grande consenso popolare attorno al Pdl. L'allargamento del governo non può essere letto nella tradizionale logica della spartizione delle poltrone ma solo di una maggiore funzionalità dell'azione di governo. Altrimenti torniamo a una concezione della politica estranea alla gente. Quando Berlusconi ha posto l'esigenza dei ministeri della Salute e del Turismo non l'ha fatto per riequilibrare il rapporto delle forze nel governo ma solo per dare più efficacia all'azione dell'esecutivo».   Questo però bisognerebbe dirlo alla Lega... «Berlusconi valuterà se rispetto alla funzionalità del governo un allargamento può dare maggiore apporto funzionale o no. Nella formazione del governo tutti hanno avuto il massimo di visibilità e funzionalità».   Quello delle poltrone del governo è un problema che solleva anche An. «Non comprendo che tipo di problemi possono sorgere. Con An stiamo lavorando per costituire il nuovo Popolo della Libertà che non è un soggetto nato a freddo. Credo quindi che non bisogna più ragionare nella logica di partiti distinti ma di un grande partito».   An però teme che il Pdl abbia una connotazione troppo legata alla leadership. Come la mettete? «Vorrei ricordare che la differenza con il Pd è che nel Pdl c'è un leader riconosciuto e vero mentre Veltroni non sa più come governare le diverse correnti del suo partito. Quanto alla costruzione del Pdl stiamo lavorando tutti insieme, i vertici di An e di Forza Italia. Nei fatti questo è già un solo partito. Va coniugato un elemento indispensabile che è una leadership indiscussa, con un partito che deve darsi le sue regole. Vedo in queste preoccupazioni di An e di Alemanno un contributo propositivo che ci deve portare alla forma da dare alla nuova casa del partito. Il Pdl deve essere concepito come un unico soggetto. È questa la grande sfida. L'esperienza di Forza Italia poi ha dimostrato che la classe dirigente è stata sempre valorizzata».

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