Mosella: «Nuovi dirigenti o il Pd rischia di esplodere»
Ma è nel capoluogo partenopeo, dove è stato eletto nelle ultime due tornate elettorali, che è cresciuto. Ed è a Napoli che oggi guarda con un misto di preoccupazione e speranza. Onorevole, che cosa pensa delle dimissioni di Nicolais? «Sono solidale con lui. Mi sembra abbia imboccato la strada politicamente più corretta». In che senso? «La maggioranza che lo ha eletto gli aveva chiesto un radicale rinnovamento. Questo non è avvenuto. E lui, coerentemente, si è dimesso». Perché ha fallito? «Io non ho seguito nei dettagli la "trattativa" anche se Nicolais, in maniera molto corretta, mi ha tenuto costantemente informato. Il suo è stato un cammino collegiale». Quindi? Qual è la ragione del fallimento? «Credo che si siano radicate due posizioni. Da un lato c'era un cantiere aperto che, attorno a Nicolais, provava a costruire una nuova classe dirigente. Dall'altro, c'era l'esigenza di amministrare una città complessa». Non era possibile unire le due esigenze? «Mi sembra si sia ripetuto un modo molto campano e napoletano di intendere la vicenda politica». Adesso, però, arriva Morando. «È un tipo deciso e non credo andrà per il sottile. Tra l'altro, nel suo ruolo di commissario, ha poco da perdere. Credo che possa realmente dare la decisa spallata più volte auspicata. Anche se la partita è tutta da vedere». Non crede che, sull'intera vicenda, abbia pesato l'assenza di leadership di Veltroni? «Io penso che il vero problema nasca dal fatto che il Pd è appena nato e non si è ancora radicato sul territorio. C'è una fragilità strutturale. Certo, tra amministratori locali e partito dovrebbe esserci un patto di fedeltà e coerenza che purtroppo è mancato. Diciamo che c'è stata un'autonomia esagerata». Come è possibile ripartire? «Anzitutto dobbiamo organizzare il partito, strutturarlo. E poi occorre innovare la classe dirigente». Certo, se i vecchi non fanno un passo indietro, è un po' difficile. «Se noi applichiamo statuto, codice etico e carta dei valori, il processo è automatico. Purtroppo mi sembra che molte delle cose che abbiamo scritto sono rimaste su carta. Questo genera difficoltà e rotture». Rotture? Teme che il Pd possa tornare a dividersi tra Ds e Margherita? «Se le fibrillazioni continuano ogni settimana non potremo continuare a lungo a vivere insieme. La lacerazione è inevitabile. Anche se non penso ad un ritorno alle vecchie case, mi sembra più verosimile che nasca qualcosa di nuovo».