La Iervolino fa la sua giunta
Ieri mattina il vertice decisivo per le sorti dell'amministrazione: c'erano il sindaco, il suo vice Tino Santangelo, l'assessore alla Cultura, il "bassoliniano" Nicola Oddati, il delegato alla Legalità Luigi Scotti e proprio Nicolais, insieme al segretario regionale Tino Iannuzzi. Un summit di quasi due ore, un braccio di ferro al tavolo che ha dato esiti positivi, senza dissipare le ombre: «L'incontro è stato cordialissimo, costruttivo, e ha portato ad un altro sostanziale passo avanti, perché l'armonia c'è ed è completa - annuncia invece Rosetta - Adesso stiamo guardando la distribuzione delle deleghe. Non è facile, dobbiamo assegnare la delega al centro storico, con il finanziamento dell'Ue, poi c'è il riordino delle partecipate. Ma ormai, lo dico per la seconda volta e spero di non essere smentita per la seconda volta - scherza riferendosi al dietrofront del partito di venerdì - la giunta è fatta». Niente dimissioni: il Pd locale che chiedeva l'azzeramento della squadra come segnale di forte discontinuità, e di conseguenza l'uscita dei fedelissimi di Bassolino dal Comune, ha dovuto cedere di fronte alla minaccia del primo cittadino che, invece, si è intestardita sul rimpasto "light", condannato anche dal segretario nazionale dell'alleato Prc Ferrero, sulle stesse linee del Pd. «Il rinnovamento va perseguito - fanno sapere Nicolais e Iannuzzi - con l'innovazione della compagine di governo attraverso la valorizzazione di professionalità e competenze, nel rispetto della responsabilità e dell'autonomia delle scelte del sindaco». Le scelte, dunque, sono della Iervolino: ma con loro anche le responsabilità di quel che verrà. «Parliamo lingue diverse», commentano insoddisfatti i dirigenti del partito. Lei invece spiega: «Ci siamo confrontati, ci siamo capiti, abbiamo approfondito il perché di tante scelte. Stare intorno a un tavolo è estremamente utile, perché finché si fanno discorsi da lontano "perché non cambi Tizio, perché non cambi Caio", è un conto, ma quando si scende nel merito delle cose, e ci siamo scesi, si capisce il perché di certe inclusioni e di certe esclusioni». E ribadisce la sua presa di posizione: «Sono una persona decisa. A me hanno insegnato o ben dentro o ben fuori, fare la tarantella non è da me. Se le condizioni ci sono, e ad oggi ci sono, si va avanti, sennò arrivederci». Ma intanto è al lavoro per organizzare la distribuzione delle deleghe. Cinque le poltrone vuote dopo la bufera giudiziaria, anche quella di Gennaro Mola, attualmente assessore alla Nettezza Urbana, unica vittima sacrificale dell'esigenza di rinnovamento. Rifiuta a sorpresa l'onorevole Francesco Boccia, dato fino a ieri per certo: la decisione è legata al «mutato clima e alla mancanza delle condizioni politiche che avevano portato alla designazione». Entrano invece nella squadra, che verrà presentata oggi, l'editore Diego Guida, l'economista Riccardo Realfonzo, la preside di Sociologia della Federico II Enrica Amaturo, l'ex direttore del Settore Igiene Urbana del Comune di Roma Paolo Giacomelli, il docente di Diritto del lavoro pubblico Marcello D'Aponte, il presidente dell'Inarc Campania Pasquale Belfiore. E sui suoi ex collaboratori, dopo le decisioni del Riesame, il sindaco dice "dimenticando" Giuseppe Gambale che l'aveva definita "scema": «Da un punto di vista umano mi fa piacere per Cardillo (scarcerato, ndr) e mi dispiace per Laudadio e Di Mezza. Dal punto di vista giuridico non posso dire assolutamente niente, non conoscendo le carte».