Romeo resta in carcere

Tornano in libertà solo due indagati della inchiesta sui presunti appalti truccati del Comune di Napoli: l'ex assessore Enrico Cardillo (difeso dall'avvocato Antonio Briganti) ed il tecnico del Comune di Napoli Vincenzo Salzano (difeso dall'avvocato Salvatore Maria Lepre). Altri due indagati erano già stati scarcerati dal gip dopo gli interrogatori di garanzia, ma solo perché erano venute meno le esigenze cautelari: si tratta del geometra Niccolò Muratto e dell'architetto Salvatore Russo. Il Riesame ha confermato la scarcerazione per loro anche per la carenza di gravi indizi di colpevolezza. Già il giorno prima il Riesame aveva invece confermato gli arresti domiciliari per gli assessori Felice Laudadio e Ferdinando Di Mezza. Ieri sono stati confermati gli arresti in casa anche per altri indagati «minori»: Luigi Piscitelli, funzionario comunale nel settore dell'edilizia e manutenzione scolastica, Paola Grittani e Guido Russo, collaboratori dell'imprenditore Romeo (per loro è stato però annullato un capo di imputazione, riguardante l'appalto per la refezione scolastica). Posizione più complessa quella dell'ex assessore Giuseppe Gambale e dell'ex Provveditore alle Opere Pubbliche della Campania Mario Mautone. Per loro il Tribunale del Riesame non ha potuto svolgere l'udienza per un errore di notifica ad uno dei difensori. La misura cautelare è diventata dunque inefficace ed i due avrebbero dovuto essere rimessi in libertà. Ma la Procura di Napoli ha giocato d'anticipo emettendo un decreto di fermo d'urgenza. Gambale e Mautone sono così rimasti agli arresti domiciliari. Sul decreto di fermo ora dovrà ripronunciarsi il gip e solo dopo si potrà tentare nuovamente la carta del Riesame. Il primo round tra accusa è difesa se lo aggiudica quindi la Procura. I pm della Dda D'Onofrio, Filippelli e Falcone, coordinati dal Procuratore aggiunto Franco Roberti, hanno visto confermato in buona parte il proprio impianto accusatorio. A quanto trapela, infatti, anche le due scarcerazioni di ieri sarebbero motivate dalle cessate esigenze cautelari. In particolare, la decisione su Cardillo sarebbe motivata dal fatto che l'assessore si era dimesso il 28 novembre, tre settimane prima dell'arresto. E non può perciò reiterare il reato o inquinare le prove, al contrario di Laudadio e Di Mezza che sono rimasti al proprio posto. I giudici del Riesame, dunque, hanno condiviso la tesi dei pm sul presunto comitato d'affari che avrebbe agevolato l'imprenditore Romeo disegnando le gare d'appalto su misura per lui. Il prossimo appuntamento è fissato per il 12 gennaio, sempre davanti al Riesame, dove si discuterà l'appello della Procura che chiedeva gli arresti in carcere anziché ai domiciliari per tutti gli indagati, l'imputazione per tutti di associazione a delinquere e l'arresto anche per l'ex vicepresidente della provincia Antonio Pugliese. Misure che il gip Paola Russo non ha concesso.