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Giovanni Berardi, presidente dell'associazione italiana vittime del terrorismo

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Signor Berardi come sta vivendo la notizia che un brigatista avrebbe potuto tenere una lezione alla Sapienza? «Purtroppo il 2009 si è aperto come si è chiuso il 2008. Mentre in Francia la Bruni è riuscita a convincere il presidente Sarkozy ad opporsi all'estradizione della Petrella, coinvolta nel rapimento Moro, in Italia invece invitano Morucci a parlare all'Università, dopo aver chiuso le porte in faccia a Benedetto XVI negandogli di tenere la sua lectio». Sono passati appena due giorni di questo nuovo anno eppure l'appello del presidente Napolitano a ricordare chi è morto per mano del terrorismo sembra essere rimasta lettera morta. «In occasione della prima giornata mondiale delle vittime del terrorismo dissi chiaramente che in Italia forse è stato sconfitto il terrorismo ma non i terroristi. Gli assassini di ieri infatti stanno diventando gli eroi di oggi. Questo mi offende perchè considero oltraggiata la memoria di tutte le vittime. Ora deve riemergere il principio del recupero nella memoria collettiva di tutte le vittime. Vorrei ricordare che furono più di 500 i morti e quasi 5000 i feriti, che di fatto hanno costituito la seconda resistenza del nostro Paese». Peci, Acella, Piancone, Ponti le uccisero il padre, sono passati 30 anni, le hanno mai chiesto perdono? «Mai. Né a me né alla mia famiglia. Ma non le vorrei neppure perchè quella gente ha fatto del sangue sparso un motivo di cui andare fieri e, ora, per guadagnare. Pensi solo a quanti libri hanno scritto». Ale. Ber.

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