La fiducia può salvare il Paese
Di far appello a quello stesso spirito che portò i nostri genitori a far risorgere l'Italia dalle macerie della guerra. Di non restare immobili ad aspettare un miracolo che non verrà. Il miracolo invece è andare avanti, nonostante tutto. Di non restare fermi alla fotografia del presente, ma di avere la capacità di progettare il futuro. Di essere ottimisti nel senso che dobbiamo investire nella speranza. Abbiamo una rete di protezione sociale che forse ha delle falle, ma che c'è e resiste, le nostre pensioni non sono in discussione, quattro milioni di pubblici dipendenti non rischiano licenziamenti o cassa integrazione, il sistema bancario non è sull'orlo del fallimento. Non solo, ma secondo l'ufficio studi della Confindustria, nel 2009 le famiglie italiane risparmieranno 24 miliardi per la riduzione del prezzo dell'energia e la diminuzione degli interessi sui mutui. Risorse che però debbono essere investite. Solo così saranno un tesoretto al servizio di tutti. Non c'è niente di peggio che restare in attesa di una Caporetto. Può non arrivare il disastro, ma gli effetti saranno gli stessi sull'economia. Consumi e investimenti non possono fermarsi. Non debbono fermarsi. Questo in fondo è il messaggio che la classe politica dovrebbe dare al Paese. È il segnale che viene, pur con parole diverse, dal premier e dal Capo dello Stato. Non è il tempo delle Cassandre, ma della fiducia. L'opposizione parlamentare può anche aspettare sulla riva del fiume l'attesa della piena. O addirittura lavorare per favorirla. Ma ne sarebbe travolta. È l'ora della responsabilità. Non per favorire gli affari di qualcuno, come sospetta il bastian contrario Di Pietro, ma nell'interesse di tutti. Giuseppe Sanzotta