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È stato l'anno peggiore della sinistra. Forse inizia uno ...

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Walter Veltroni aveva stupito la sinistra. Moderato, pieno di idee moderne, in grado di trasportarci al di là del guado della sinistra classica, avversario ma non nemico di Silvio Berlusconi. Ci aveva creduto anche il «principale esponente dello schieramento a noi avverso». I vecchi elefanti della sinistra erano relegati nelle riserve degli animali in via d'estinzione. Il giustizialismo, il movimentismo e il girotondismo sembravano ferri vecchi ormai inutili. Niente di tutto questo. Nel volgere di pochi mesi la sinistra si scopre vincolata mani e piedi al capo del peggior esponente del giustizialismo, quel Di Pietro che sulle manette di ieri e su quelle di oggi ha costruito la propria fortuna politica. Spariscono dal Parlamento tutte le sinistre, da quella socialista a quella radical. Berlusconi porta il suo popolo al trionfo maggiore dopo il voto del '48. Veltroni traballa. I vecchi elefanti capiscono che non è ancora tempo di morire. Il Pd teme di avere vita breve. Le procure fanno ai democrats quello che avevano fatto a democristiani e socialisti. La sinistra che lascia il 2008 è avvilita e sorpresa. Nei sessant'anni e più di storia repubblicana è passata attraverso numerosi insuccessi e qualche rara vittoria (sempre nel nome di Romano Prodi). Ogni volta è ripartita, cercando nuove strade senza mai pronunciare le definitive parole revisioniste che avrebbero potuto salvarla dall'enorme sequenza di errori. Ed è ripartita avendo sempre sulla tolda di comando i suoi eterni dirigenti. Questa volta la missione sembra impossibile. Con la nascita del Pd sono stati venduti i gioielli di famiglia. Soprattutto uno. La sinistra ha vergogna a definirsi tale. È riformista, moderata, democrat ma non vuole chiamarsi più ufficialmente «sinistra». Non accade in alcun paese europeo. Dappertutto la sinistra è in crisi e cerca le ragioni del proprio fallimento. Ma nei paesi con maggior storia il fallimento viene dopo anni e anni di governo. Qui in Italia muore dopo due brevi esperienze alla guida del Paese. Altrove cerca di essere sinistra che si rinnova. Qui salta il fosso e si presenta, con le stesse idee e gli stessi leader, come cosa totalmente nuova. Non le crede nessuno. E non ce la fa. Il 2009 sarà l'anno peggiore perché prevedibilmente sarà l'anno delle due sconfitte elettorali, quella alle amministrative e quella alle elezioni europee. Si chiuderà fra pochi mesi il ciclo di Veltroni. Inizierà la difficile resa dei conti fra i vecchi elefanti. Il salto dal Pci al nulla, senza l'intermezzo della forza socialista da costruire, si è rivelato mortale. In fondo la sinistra è rimasta all'ultimo sogno disperato di Enrico Berlinguer che, non volendo prendere atto della fine di un lungo ciclo storico, aveva scelto la scorciatoia del «popolo degli eletti» a cui sarebbe toccato di salvare il Paese. Un peccato di presunzione che è finito nel 2008 e che sarà seppellito nell'anno che sta arrivando.

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