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Il leader dell'Idv si difende. E assolve sè stesso e suo figlio

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Nel documento si descrivono i contatti tra Cristiano Di Pietro, figlio del leader dell'Italia dei valori, e Mauro Mautone, l'ex provveditore alle opere pubbliche della Campania e del Molise ora agli arresti domiciliari. Rapporti che, scrivono i magistrati, «tendenzialmente potrebbero rientrare nell'ambito dei ruoli istituzionali ricoperti, hanno assunto nel corso delle indagini un contenuto alquanto ambiguo». Gli investigatori citano a questo proposito le richieste di Cristiano di «affidare incarichi a persone da lui segnalate anche al di fuori degli ambiti di competenza istituzionale (Bologna)» e si parla di presunti interessi del figlio di Di Pietro «in alcuni appalti e su alcuni fornitori». In un'altra telefonata un ex parlamentare dell'Idv comunica a Mautone che con lui si trovano due architetti amici di Cristiano, «ai quali non bisogna far prendere collera». In quell'epoca Di Pietro era ministro delle Infrastrutture, ovvero il dicastero dal quale dipende il provveditore alle Opere di Campania e Molise. Anzi, particolare singolare è quello che riguarda proprio la rimozione di Mautone, il quale apprende di essere stato trasferito ad altro incarico il 29 luglio del 2007. Quel giorno chiama Cristiano, i due parlano al telefono ma la chiamata viene bruscamente interrotta e da quel giorno il figlio dell'allora ministro misteriosamente non risponderà più alle telefonate del dirigente ministeriale. I magistrati della Dia scrivono espressamente di una «fuga di notizie». Di Pietro non ci sta e si ribella. Convoca una conferenza stampa per affermare che «i magistrati vadano avanti e gli auguro buon lavoro, perché quando non si ha nulla da temere non si ha paura delle intercettazioni e delle indagini. Anzi, confermo che sono un utilissimo strumento di indagine». Nel 2007 sottolinea «di aver trasferito almeno 10-15 persone, ma non perché mi avessero passato dei pizzini o perché c'era qualche talpa. Semplicemente perché un buon ministro ha il dovere anche di evitare che si creino delle sacche di contiguità». E ribadisce: «Ho sempre considerato che fosse un bene far rotare gli incarichi soprattutto se poi si trattava di persone sulle quali si facevano delle chiacchiere». In serata sul suo blog ammette che il comportamento del figlio è stato «non corretto e non opportuno». Ora, non ci sono motivi validi per dubitare dell'onestà e della sincerità di Di Pietro, di suo figlio e dei loro comportamenti. C'è solo da rivolgere qualche domanda al leader dell'Italia dei Valori. E cioè, provi egli a guardare quanto è accaduto negli ultimi giorni e che lo ha interessato. Provi a guardare dall'esterno. Pensando che quanto successo non riguarda Antonio e Cristiano Di Pietro. Ma che invece i protagonisti della vicenda siano un qualunque ministro delle Infrastrutture, o magari un qualunque ministro. Magari un presidente del Consiglio. Berlusconi. Ecco, immagini che al centro dell'intera vicenda ci fosse stato Silvio Berlusconi. Come si sarebbe comportato lui, Di Pietro? Che cosa avrebbe detto se da una inchiesta fosse emerso che la figlia di Berlusconi, chessò Marina, invece di guidare Mondadori avesse fatto la consigliera provinciale milanese di Forza Italia. E fosse stata colta al telefono mentre cercava di sistemare qualche amico, valente professionista, per qualche incarico in un ufficio territoriale del governo in Toscana, nel Lazio o in Molise. Lo sappiamo, ci vuole fantasia. Ma Di Pietro si sforzi. Come si sarebbe comportato? Avrebbe chiesto le dimissioni di Berlusconi? E di sua figlia? Avrebbe chiesto a Forza Italia di espellere la figlia del capo colta a maneggiare consulenze e appalti? Si sarebbe messo a raccogliere le firme per chiedere la rimozione del ministro o il suo ritiro dalla politica? Continuiamo con il nostro giochino di immaginazione. Di Pietro ha detto di aver rimosso Mautone perché chiacchierato. Bravo. Ma che cosa avrebbe detto se avesse colto il figlio di un ministro colto a parlare al telefono con una persona «chiacchierata»? E chiacchierata di cosa? Si può rimuovere un dirigente perché chiacchierato? E se questa chiacchiera avesse qualche fondamento, non avrebbe questo ministro dovuto recarsi anche alla Procura a fare un esposto? E Santoro, Michele Santoro. Su un affaire del genere non ci avrebbe montato una puntata speciale di Anno Zero per domani, giorno di Natale? E Travaglio? Non farebbe uno dei suoi documentatissimi articoli su L'Unità gridando allo scandalo. E Micro Mega? E Paolo Flores D'Arcais? Non avrebbe già organizzato un girotondo attorno a Palazzo Chigi? E Sabina Guzzanti non avrebbe già convocato tutti a piazza Navona in mezzo alla bancarelle a strillare contro il nuovo affaire? O sarebbe stata troppo intenta a menar fendenti contro le mignotte della Repubblica?

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