Nel '97 la prima gara E un mare di proteste

E a Stefano Tozzi toccò in sorte il battesimo della prima operazione di esternalizzazione fatta dal Campidoglio, un boccone amaro per chi, da comunista a tutto tondo, doveva accettare la privatizzazione di un servizio fino ad allora gestito dal pubblico. Quell'appalto fu anche il primo «piede» che Alfredo Romeo riuscì a mettere nella capitale, dopo aver già avuto assegnazioni analoghe a Napoli e a Milano. Ma quella gara non filò via proprio liscia. «Ci fu il ricorso di un gruppo di imprese concorrenti — racconta Stefano Tozzi — non erano convinti che i criteri di assegnazione fossero corretti». Tra i partecipanti c'erano infatti fior di raggruppamenti, da quello guidato dalle Ferrovie dello Stato a quello che comprendeva una delle più grosse banche tedesche, la Deutsche Bau und Boden Bank. L'inizio della attività della Er di Romeo fu subito in salita. Perché la società iniziò a mandare agli inquilini delle case del Comune bollette con arretrati di anni. Per di più con gli aumenti degli affitti stabiliti dalla Regione Lazio. «La Giunta comunale — racconta ancora Tozzi — si trovò a dover adeguare i canoni. Ma la società chiese anche la differenza dei due anni in cui non erano stati applicati gli aumenti. Così agli inquilini arrivarono richieste di pagamenti per milioni di lire. E in più da persone che non avevano certo dei modi garbatissimi...». Stefano Tozzi propose allora di approvare una delibera per dilazionare le cifre dovute dagli inquilini. «Ma non feci a tempo a proporlo che mi arrivò una chiamata della Corte dei Conti. Il magistrato mi disse che se non fossero rientrate le morosità mi avrebbe contestato il mancato gettito erariale». Un intervento tempestivo e puntualissimo quello dei magistrati contabili. Tra di loro c'era anche Angelo Canale, ex assessore del patrimonio della prima Giunta Rutelli e colui che aveva materialmente stilato e seguito la gara poi vinta dalla società di Romeo. «Credo che quello della Corte dei Conti nei miei confronti fu un atteggiamento un po' intimidatorio — conclude Tozzi — Ma forse solo perché avevano letto il mio intervento come una posizione ideologica...».