La grande partita del Coni

Normale per certi versi quando in un Paese cambia il governo e si modificano i riferimento all'interno di chi decide come e quando dar soldi allo sport. Così, con l'insediamento del Berlusconi IV e l'arrivo di Rocco Crimi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio (di fatto il nuovo ministro dello sport), qualche interruzione dei rapporti c'era stata: nonostante le smancerie di facciata. Diciamo che le due parti, l'attuale presidente del Coni Gianni Petrucci (al suo secondo mandato) e il nuovo esponente del governo, si erano per un certo tempo «annusati» senza restituirsi segnali d'intesa. Tantopiù considerando che la finanziaria di Tremonti, con la quale il governo aveva tolto allo sport ben 113 milioni di euro, poteva far intendere la volontà di andare in un'altra direzione. E c'era già più di un nome, o presunto tale, in ballo per la successione di Petrucci (cosa sulla quale però il governo non può ufficialmente avere ingerenza in quanto i votanti sono più o meno già stabiliti da regolamento) che per qualche mese ha navigato in acque tutt'altro che tranquille. Poi col passare dei mesi sono iniziati ad arrivare segnali distensivi, complice forse anche la spedizione olimpica, che hanno riavvicinato le due parti fino alla «riconsegna» dei soldi tolti col decreto Tremonti. È delle settimane scorse infatti la notizia che al Coni (stessa cosa succederà con l'Unire) verrà versato lo 0,70% degli introiti derivanti dagli incassi delle mini-slot. Non esattamente soldi cash, ma comunque la quasi certezza che nei prossimi mesi nelle casse dello sport italiano arriverà qualcosa attorno ai 140 milioni (tutti da verificare e che sulla carta potrebbero essere di più, ma anche di meno) per una sorta di restituzione con gli interessi. Ma la cosa potrebbe anche essere marginale per un'elezione fin troppo scontata: o più semplicemente causale. Per diventare il nuovo presidente del Coni bastano infatti 40 voti, visto che gli aventi diritto al voto sono in tutto 79: anzi in realtà a Petrucci, che in caso di elezione andrebbe al suo terzo ed ultimo mandato (tre è il numero massimo consentito), ne basterebbero 39, visto che lo stesso presidente è uno dei 79 votanti. E non ci vuole molto per arrivare al fatto che Petrucci più o meno sia già arrivato al quorum necessario per essere eletto. Il 6 maggio oltre a lui voteranno i 45 presidenti delle federazioni sportive nazionali, 5 membri del Cio, 6 rappresentanti degli organi periferici del Coni (3 regionali più 3 provinciali), 9 rappresentati degli atleti (già stabiliti), 4 tecnici, 3 rappresentanti delle discipline associate, 5 degli enti di promozione sportiva e uno delle associazioni benemerite sportive. Ma nonostante in molte delle federazioni stesse sia in corso proprio in questo periodo l'elezione del nuovo presidente (lo statuto prevede nuovi vertici entro il 31 marzo dell'anno successivo a quello olimpico), c'è stata un'ampia dichiarazione di voto che ha messo Petrucci di fatto in una botte di ferro. Lo scorso 28 ottobre, per esempio, in un convegno a Palermo il vice presidente Vicario Agabio ha presentato un documento che recava in calce 31 firme di altrettanti presidenti di federazioni a favore dell'attuale numero uno del Coni. E non è mancata una polemica accesa con l'antagonista di Petrucci Franco Chimenti (presidente della federazione Golf che si è candidato lo scorso 29 settembre ed è al momento l'unica alternativa all'attuale presidente), che a perdere senza combattere non ci sta: anche se al momento l'unico voto a suo favore dichiarato è quello di Giovanni Morzenti (presidente della federazione sport invernali): poco. Qualcosa a questo aggiunge il fatto che proprio Chimenti, come tra l'altro lo stesso Barelli, fa parte della commissione che assegna i soldi alle federazioni. Aspettando il completamento degli insediamenti in tutte le federazioni (mancano da eleggere ancora 16 presidenti), non resta che fare i conti con il resto considerando che tanto fino al 31 marzo tutto sarà molto aleatorio. Anzi, in realtà fino a metà aprile quando si conosceranno i nomi anche degli altri ventotto aventi diritto al voto. Molto probabilmente alla fine la differenza potrebbero farla proprio quei presidenti di federazione che fin qui non hanno ancora espresso la loro preferenza o non hanno dato a vedere da che parte stanno. E probabilmente aspetteranno l'ultimo momento per decidere e averne poi i relativi vantaggi. Personaggi del calibro di Paolo Barelli (appena rieletto presidente della federnuoto: e non sarebbe potuto essere diversamente a ridosso dei mondiali di nuoto di Roma 2009) e che ha avuto molti meriti nella restituzione del «maltolto» denaro recentemente rientrato con gli incassi delle mini-slot. Considerando questo e il fatto che potrebbe portare dalla sua parte qualche altro collega «indeciso», si vocifera di una sua «prenotazione» per la poltrona di vice presidente del Coni: nessuno lo dice, ma tutti lo sanno. Insomma tutto fa pensare a una rielezione dell'attuale numero uno del Coni Gianni Petrucci, visto che oltre ai voti già detti avrà molto probabilmente anche i consensi di quattro membri Cio su cinque (Di Centa, Carraro, Ricci Bitti e Pescante). Per lui sarebbe il terzo e ultimo mandato col quale completerebbe l'opera iniziata. Le premesse sono già chiare e l'obiettivo del numero uno dello sport italiano è chiaro: finanziamento, sport a scuola e lotta al doping. Tutto giusto, quasi scontato aspettando la chiusura della lista dei candidati alla «sua» poltrona che si chiuderà venti giorni prima dell'elezione del 6 maggio. Fin troppo chiaro... tranne sorprese dell'ultima ora.