Il Pd affonda, Di Pietro l'abbandona
Ma queste rassicurazioni non risollevano il Pd che è in grande difficoltà. Tant'è che il numero due del Pd, Dario Franceschini manda un messaggio al leader dell'Idv: «Credo che una competizione tra di noi sia inutile e vada accantonata perchè toglie voti a vicenda ma non ne porta uno in più all'opposizione». Tra molti parlamentari del Pd serpeggia la sindrome del complotto. Quello che maggiormente sconcerta i parlamentari del Pd è la concomitanza dei provvedimenti giudiziari, tutti relativi a fatti risalenti ad epoche diverse, con l'inizio del confronto tra il Pd e il governo sulla riforma della giustizia. Il leader dell'Idv ha cominciato la sua giornata politica di buon'ora. Ai giornalisti che gli chiedevano se sia cominciata una nuova «mani pulite», l'ex Pm è apparso distaccato: non è sceso in campo, nella mischia ormai di dimensioni nazionali, tra pm e amministratori del Pd. Ha però ribadito la sua fiducia nell'operato delle toghe. I parlamentari dell'Italia dei Valori si batteranno perchè venga al più presto approvata una loro proposta di legge: fuori da tutti gli organismi di governo chi viene rinviato a giudizio; via dalle assemblee elettive i rappresentanti che hanno subito una condanna. «Mani pulite - ha concluso con una metafora - ha lavorato come un chirurgo che toglie un tumore. Ma nessuno da quel momento ha fatto un'azione di chemioterapia politica». Il colpo più forte l'ex pm l'ha battuto nel pomeriggio, quando ha riunito i 42 uomini del «parlamentino» dell'Idv, chiamato a condividere «il rilancio di un'alleanza di nuovo conio e con una solida base programmatica» in alternativa a Silvio Berlusconi. Quanto alle scelte più immediate, Di Pietro ha annunciato che gli uomini dell'Idv usciranno da tutte le giunte della regione Campania per rientrarvi solo «quando sarà risolta la questione morale». Lui stesso sarà lunedì a Napoli con l'ufficio di presidenza del partito per un primo chiarimento. Ma Antonio di Pietro guarda già dietro le quinte dell'attualità politico-giudiziaria. Le elezioni di primavera saranno un banco di prova importante per l'Idv. L'esperienza con il Pd in Abruzzo, anche se non esaltante, va ripetuta. «Non andiamo alla prova del 2009 - ha spiegato - con l'idea che possiamo fare tutto da soli, nè saranno accettabili alleanze locali che si differenzino dalle scelte politiche nazionali. Eravamo il partito della protesta. Diventeremo il partito della proposta per governare meglio questo paese dall'ultimo comune fino a palazzo Chigi». Intanto il Pd è allo sbando. un parlamentare di area liberal, come l'ex Dl Pierluigi Mantini, parla di «veleni e sospetti» e pur non sposando l'idea del complotto osserva che «è una ipotesi che nasce dall'osservazione dei fatti». E lo stesso Mantini denuncia: «Che ci sia un legame tra il gruppo editoriale Repubblica-Espresso, il gruppo di Procuratori vicini alla Forleo, e Italia dei Valori è un dato oggettivo». Insomma ci sono gli elementi per far sprofondare il Pd in quella sindrome che attanagliò nel 1992 il Psi. Contro questo rischio mette in guardia chi, come Enzo Carra, visse quel periodo: «Attenzione, così i partiti affondano». E soprattutto non ha intenzione di cascarci il gruppo dirigente del partito. Beppe Fioroni invita ad evitare «dietrologie», e la vicecapogruppo alla Camera, Marina Sereni, sottolinea l'esigenza di dare una risposta politica.