Gambale, il giustizialista che voleva la testa di tutti
Oggi, il suo nome appare nell'elenco delle tredici ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip di Napoli. Chissà se in queste ore il suo pensiero è andato al 2 novembre del 1992, in piena era tangentopoli, quando la Giunta Polese fu decapitata da un'inchiesta della magistratura. In quella circostanza furono arrestati due assessori. E per l'allora giovanissimo parlamentare della Rete (era stato eletto a soli 28 anni) la sentenza politica era scritta: «Il consiglio comunale di Napoli non rappresenta i cittadini. Sei avvisi di garanzia in meno di cinque mesi, due arresti, sono l'evidente dimostrazione che molti consiglieri sono stati eletti con voto clientelare». «Polese - disse allora Gambale - si deve dimettere al più presto per consentire a questa città di essere amministrata nel vero senso della parola». L'anno dopo Gambale avrebbe occupato anche l'aula del Consiglio comunale partenopeo contro la presunta corruzione della Dc campana arrivando, nei giorni successivi, a denunciare due consiglieri della Dc nel corso di tafferugli in consiglio comunale. Proprio nel 1993 Gambale fu uno dei parlamentari più attivi nel chiedere la revoca dell'immunità parlamentare. Nel febbraio del 1993 manifestò davanti a Montecitorio attaccando le Camere: «Il numero esorbitante di autorizzazioni a procedere richieste dalla magistratura - disse allora - lo sta a dimostrare. Ci troviamo di fronte a un Parlamento e a un Governo delegittimati». Ma uno degli aspetti curiosi dell'esperienza politica di Gambale è stato il suo rapporto con De Mita. Il 20 maggio del 2005, intervistato da Il Giornale, aveva annunciato il suo avvicinamento a Ciriaco: «È uno dei leader politici che più stimo della mia terra». E pensare che quando il 1 marzo del 1993 fu arrestato il fratello del politico, Michele De Mita, il suo giudizio fu lapidario: il Presidente della Commissione Bicamerale per le riforme Ciriaco De Mita deve «seguire l'esempio dell'ex ministro della Sanità De Lorenzo». Un altro aspetto grottesco del giustizialismo di Gambale è stato il disprezzo nei confronti dell'ex assessore Dc Luigi Manco, "accusato" dal parlamentare della Rete di essere transitato per tutte le correnti del partito. Non c'è male come critica per un parlamentare che sarebbe transitato per quattro forze politiche e che oggi è costretto a fare i conti con l'intransigenza del suo passato.