Appalti sporchi: 13 arresti e 6 indagati
{{IMG_SX}}L'«affaire» Global Service, un mega-contratto da 400 milioni di euro per la manutenzione stradale e l'arredo urbano di Napoli. Ieri mattina sono scattate le contromisure della magistratura: 13 arresti, 6 indagati (originariamente era coinvolto anche Giorgio Nugnes, l'ex assessore alla Protezione civile suicidatosi perché venuto a conoscenza dell'inchiesta) e una storia ricca di intrecci e commissioni, commentano i magistrati, «che coinvolge trasversalmente tutti i partiti politici». Nell'indagine — coordinata dal procuratore aggiunto Franco Roberti e condotta dai pm Enzo D'Onofrio, Raffaello Falcone e Pierpaolo Filippelli — risultano indagati anche i deputati Italo Bocchino (PdL) e Renzo Lusetti (Pd). L'accusa, nei loro confronti, è di aver favorito il «tycoon del mattone» in alcuni appalti. Per entrambi, la Procura ha chiesto al Parlamento l'autorizzazione per l'uso delle intercettazioni telefoniche. L'unico a finire in carcere è stato proprio lui, Alfredo Romeo: il «cervello» di una struttura tentacolare, capace di condizionare l'attività amministrativa e di imporre a politici e funzionari locali la costruzione su «misura» della delibera incriminata. Detenzione domiciliare, invece, per i due assessori in carica della Giunta Iervolino, Ferdinando Di Mezza e Felice Laudadio, e per due ex componenti della squadra di governo cittadino: Enrico Cardillo e Giuseppe Gambale, quest'ultimo già sottosegretario all'Istruzione e membro della commissione antimafia. A cui vanno ad aggiungersi l'ex provveditore delle opere pubbliche della Campania, Mario Mautone, e Vincenzo Mazzucco, colonnello della guardia di finanza, fino a un anno fa in forza alla Dia partenopea, indicato come la «talpa» dell'inchiesta, oltre a collaboratori e dirigenti del gruppo Romeo. Nella monumentale ordinanza di custodia cautelare c'è spazio per la ricostruzione precisa e analitica di uno spaccato inquietante di connivenze politico-imprenditoriali, da cui emergerebbe un patto di non belligeranza tra forze di maggioranza e opposizione in nome del business edilizio. Secondo i magistrati, la forza economica di Romeo sarebbe stata in grado non solo di assicurare utilità e favori (assunzioni, in particolare) a quanti avrebbero agevolato l'approvazione del super-appalto, ma anche possibilità di carriera in ambito politico nazionale. In particolare, emerge dalle indagini che Gambale avrebbe ottenuto da Romeo donazioni a favore dell'associazione «'A voce d' 'e criature» («La voce dei bambini»), fondata dall'ex parroco di Forcella, don Luigi Merola, e una promessa di «sponsorizzazione» da parte dell'immobiliarista in vista di futuri e prestigiosi incarichi. Scrivono i pm: «La prospettiva ultima è quella del saccheggio sistematico delle risorse pubbliche, spesso già di per sé insufficienti a rispondere alla drammatica situazione in cui versano Napoli e la sua provincia. Risorse che vengono veicolate verso l'esclusivo ed egoistico interesse di Alfredo Romeo e delle sue imprese in totale dispregio delle regole fondamentali della buona ed efficiente amministrazione». Il fulcro dell'inchiesta sono le intercettazioni telefoniche (in una si ascolta Romeo che afferma, a proposito dei requisiti «concordati» nel contratto: «No, se non fosse così io non posso partecipare, hai capito?»), che si sono estese a ragnatela, riuscendo a fornire agli inquirenti l'evoluzione del progetto criminale in diretta, anche quando — è il 31 gennaio scorso — una improvvisa fuga di notizie mette in allarme gli indagati e rischia di compromettere il lavoro investigativo. Qualcuno li aveva avvisati dell'inchiesta in corso e, per questo, i sospettati decidono di bloccare l'attuazione della delibera, che dunque resta inapplicata non per la mancata copertura finanziaria (come sempre sostenuto dal sindaco) ma per evitare guai giudiziari ben peggiori.