Urne e tangenti, il Pd rischia il ko
Fin qui nulla di eccezionale se non fosse che, nell'inchiesta, è coinvolto anche il deputato del Pd Salvatore Margiotta (un imprenditore gli avrebbe promesso 200mila euro ndr) per cui sono stati richiesti gli arresti domiciliari. Stamattina alle 9 si riunirà la Giunta per le autorizzazioni (un'altra seduta è fissata per giovedì), che dovrà dire la sua sul caso. Nel frattempo Margiotta, che si è autosospeso dal partito, controbatte: «Lo stupore e l'amarezza sono enormi; più grande è la certezza di non avere commesso alcun reato». Nell'attesa di sapere che cosa succederà, resta il dato politico: Margiotta è il secondo esponente democratico, nel giro di 24 ore, a finire nel mirino della magistratura. Il primo, il sindaco di Pescara e segretario regionale del Pd Luciano D'Alfonso, era stato arrestato lunedì notte a sconfitta elettorale appena incassata. Anche qui si parla di concussione, corruzione e peculato. E tra gli indagati ecco spuntare il patron di AirOne Carlo Toto accusato di aver fornito al sindaco di Pescara una vettura con autista per tre anni, dal settembre 2004 al gennaio 2007, per ottenere appalti. L'Idv ha già annunciato la propria uscita dalla giunta e il 7 gennaio si insedierà il commissario prefettizio. Se a tutto questo si aggiunge, solo per citare i più famosi, la precoce caduta della giunta regionale abruzzese capitanata da Ottaviano Del Turco, il terremoto giudiziario che ha colpito la giunta Domenici a Firenze (due assessori indagati) e la «brutta aria» che tira a Napoli (un assessore suicida e un altro dimissionario), è fin troppo chiaro che per il Pd non si tratta di un momento felice. Anche perché nella rete cominciano a finire uomini su cui il segretario Walter Veltroni aveva in qualche modo investito. Non vecchi «arnesi» della politica, ma quarantenni in ascesa. Certo, Salvatore Margiotta (classe 1964), prima di essere candidato capolista per il Pd alla Camera in Basilicata, aveva già fatto il segretario provinciale e regionale del Ppi ed era stato coordinatore regionale della Margherita, ma in ogni caso, anche grazie alla sua «vicinanza» a Francesco Rutelli, si è ritagliato un posto in prima fila nel partito. Luciano D'Alfonso, invece, dopo essere stato il più giovane presidente provinciale d'Italia (a soli 30 anni nel 1995), si era guadagnato sul campo due mandati consecutivi da sindaco (2003 e 2008). Non solo. In occasione delle primarie del 14 ottobre 2007, era diventato il leader regionale del Pd. Ma per capire il peso di D'Alfonso forse vale la pena ricordare la scelta di Veltroni che, proprio da Pescara, complice anche la coincidenza tra elezioni politiche e amministrative, decise di cominciare il suo tour dell'Italia. «Siccome sono scaramantico - spiegò il leader democratico in quell'occasione - ho voluto far ripartire la mia sfida da Pescara: perché ogni volta che siamo partiti da qui abbiamo sempre vinto le elezioni». Ma davanti alle calamità anche la scaramanzia non basta.