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Un biennio da lacrime e sangue

Draghi

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È uno scenario drammatico quello tracciato ieri dal Centro studi della Confindustria mentre da Hong Kong il Governatore della Banca d'Italia Mario Draghi parlava di «fase critica». L'associazione degli industriali prevede due anni di recessione come non accadeva dal dopoguerra. Nel biennio la crisi porterà a una emorragia di posti di lavoro: nel 2009 la disoccupazione tornerà sopra l'8% (contro il +6,8% del 2008) e l'occupazione avrà un calo dell'1,4%, mostrando un segno meno per la prima volta dal 1994. I tagli occupazionali riguarderanno soprattutto l'industria (-1,8%) ma non risparmieranno neanche i servizi (-1,4%). L'economia subirà una brusca frenata a cominciare da questo anno (-0,5%) e in modo più vistoso il prossimo con -1,3%. Solo nel 2010 ci sarà una inversione di tendenza (+0,7%). L'inflazione all'1,7% non riuscirà a spingere i consumi che nel 2009 scenderanno dell'1,4%. Il Centro studi di Confindustria, inoltre, nelle sue previsioni, stima un rapporto deficit/pil pari al 2,6% nel 2008 e al 3,3% nel 2009, contro il 3,4% del 2006 e l'1,6% del 2007.   Eppure, dice Confindustria, i fondamentali dell'economia restano buoni giacchè i tassi d'interesse già bassi sono destinati a scendere ancora e i prezzi delle materie prime sono in calo. Questo si tradurrà in un risparmio energetico per la famiglie pari a 866 euro nel 2009. Ciò che può aiutare a uscire fuori dal tunnel, è secondo l'associazione degli industriali, «una politica economica coordinata a livello internazionale e una buona dose di fiducia, altrimenti la recessione sarà più lunga e più profonda nel 2009 e seguirà una stagnazione nel 2010». Cosa può fare il governo? Il presidente Emma Marcegaglia sottolinea la necessità di «ritrovare unità tra maggioranza e opposizione e tra tutte le forze sociali». Tutti «si devono unire, non devono più prevalere le contrapposizioni e i conflitti». A questo scopo il governo «deve convocare al più presto un tavolo con tutte le forze politiche e sociali». La Marcegaglia ha rivelato che è in corso una riflessione «sulla necessità di rifinanziare gli ammortizzatori sociali per supportare i redditi di chi perderà i posti di lavoro. Credo che su questo ci sarà un'intesa tra le due forze». Altrettanto fondamentale «è finanziare le infrastrutture - ha poi sottolineato la numero uno di Confindustria - con i cantieri che devono partire subito. Dalla rimodulazione dei fondi Fas si trovino risorse per investimenti e ricerca, bisogna evitare che l'economia si blocchi completamente». Ma a preoccupare Marcegaglia è soprattutto la restrizione nell'accesso al credito da parte delle imprese, ecco perchè l'imprenditrice ha chiesto l'intervento della Cassa depositi e prestiti per consentire alle aziende di incassare presto almeno i crediti nei confronti della pubblica amministrazione. «Chiediamo assolutamente - ha detto - che venga fatta un'iniziativa che permetta alle imprese di incassare questi 60-70 miliardi di euro di crediti nei confronti della pubblica amministrazione» magari «finanziate dalla Cassa depositi e prestiti». Il presidente degli industriali ha lanciato una critica al governo giudicando «insufficiente il provvedimento che concede la possibilità di scontare i crediti presso la Sace». Di qui la richiesta che «l'intervento dell'esecutivo a supporto del capitale delle banche venga finalmente concretizzato purchè poi le banche si impegnino ad aumentare il credito nei confronti delle imprese». All'appello della Confindustria si aggiunge quello del Governatore Mario Draghi a fare di più contro la crisi: a mettere in campo misure nuove oltre a quelle già predisposte. Draghi parlando a Hong Kong come presidente del Financial Stability Forum ha spiegato che la crisi finanziaria globale è in una «fase critica» e per affrontarla servono nuove misure fiscali, monetarie e normative. «La risposta coordinata dei governi, delle banche centrali, delle autorità di supervisione e del settore privato - è stata l'analisi del Governatore - ha creato una base per la stabilità, seppure ancor fragile». La crisi che ha colpito il sistema finanziario, secondo Draghi, ha raggiunto «uno stadio critico» e «il netto rallentamento della crescita globale si tradurrà in perdite sul credito che avranno un ulteriore impatto sul settore bancario». Per Draghi «le aspettative inflazionistiche in rapido calo, e in alcune aree i rischi di deflazione, assieme alla possibilità di una discesa dei tassi sotto zero, rappresentano il test più difficile per l'efficacia della politica monetaria».

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