Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

«Per colpa loro in Abruzzo l'economia va a rotoli»

default_image

  • a
  • a
  • a

Calogero Riccardo Marrollo, presidente di Confindustria Abruzzo, è un fiume in piena. Gli arresti che qualche mese fa hanno azzerato la Giunta regionale e adesso hanno decapitato l'amministrazione di Pescara (il sindaco Luciano D'Alfonso è agli arresti domiciliari per presunte tangenti), rappresentano ai suoi occhi le punte d'iceberg di una situazione politica da tempo lontana dai veri interessi degli abruzzesi, e segnatamente degli imprenditori, quelli che tengono in piedi la traballante economia regionale. «Adesso - aggiunge - confidiamo in Chiodi, che è un professionista capace e preparato. È la nostra unica speranza. Del resto ormai non c'è rimasto nient'altro che la speranza». Davvero un quadro così fosco, presidente? «Anche peggio. Con la gestione di Del Turco abbiamo perso due anni e mezzo. Poi è andata a finire come sapete, e si è perso altro tempo. Tre anni a vuoto, mentre il mondo intero è sotto l'incubo di una catastrofe economica senza precedenti. La politica è diventata il maggiore ostacolo allo sviluppo, non aiuta le imprese. La burocrazia ci soffoca e ormai quasi non riusciamo più a lavorare. In Abruzzo è anche peggio, e le pessime figure che abbiamo inanellato una dopo l'altra quest'anno sicuramente non ci aiutano». Più in concreto, che cos'è che proprio non va? «Vuole che le faccia un quadro dell'economia abruzzese? Un settore fondamentale in Val di Sangro è quello dell'automotive, con la Denso, la Honda e tutto l'indotto; nel Vastese abbiamo una importante produzione di componentistica per auto. Una serie di aziende legate a filo doppio a un settore che sta oggi attraversando una grave crisi a livello planetario. Le banche inoltre in gran parte non sono più locali, ma legate a proprietà estranee al territorio. Le decisioni si prendono lontano dalla regione, sulla base soltanto dei conti e delle carte. Il valore delle persone, le loro capacità imprenditoriali, la storia che hanno alle spalle non conta più nulla. Poi c'è la burocrazia cieca che ci frena e ci tartassa, ogni giorno. Pensi che in questo quadro c'è persino chi propone l'istituzione di nuove Province. Sono davvero dei pazzi. Le Province sono soltanto un ulteriore ostacolo e un peso per la collettività. Vanno piuttosto abolite, e al più presto, altro che storie». Chiodi e la nuova Giunta regionale possono secondo lei cambiare qualcosa per l'Abruzzo? «Lo spero, lo speriamo tutti. Con le sedi decisionali delle banche spostate a nord e con la recessione molte aziende sono in difficoltà. Quelle grandi bene o male in qualche modo se la cavano, ma le piccole... Qualcosa comunque si può fare, e come. In fondo non chiediamo soldi, non sono i contributi la cosa più pressante. A noi industriali serve soprattutto uno snellimento delle procedure, serve che ci lascino lavorare. Serve una politica regionale chiara, che faccia le proprie scelte e le porti avanti con convinzione. E che non continui a tentennare di qua e di là, come troppo spesso è accaduto negli ultimi anni». Per Chiodi un messaggio inequivocabile. «L'Abruzzo - conclude Marrollo - ha avuto mesi e mesi di visibilità soltanto negativa. È ora di tornare nell'ombra e lavorare. Per il bene di tutti».

Dai blog