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Scajola rilancia i valori etici

Scajola

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Ora però Claudio Scajola ha deciso di imporre una svolta, di dare un'nima al suo dicastero. Da settimane (qualcuno dice troppe), silenziosamente, studia un'intervento pubblico per rilanciare i valori etici. La morale nella politica. E soprattutto nella tv, visto che nel suo dicastero c'è anche quello di occuparsi delle Comunicazioni. Sarà per questo che non ha ancora dato le deleghe a Paolo Romani. E questo la dice lunga sul suo carattere e spiega il soprannome che dentro il governo gli hanno affibbiato: Re Sole, sul cui regno non tramonta mai il sole. Un regno, quello di Scajola che dallo Sviluppo Economico si estende al Commercio Estero e alle Comunicazioni appunto. Nel cassetto dei suoi sogni ci sarebbe di mettere sul mercato il 40% di Rai Way per valorizzare gli impianti della Tv pubblica e liberare risorse ma anche di incidere nella definizione del nuovo volto della Rai. Cioè meno tv spazzatura e più programmi di approfondimento giornalistico non orientati politicamente. Non avrebbe in tasca «uomini suoi» da mettere nei posti strategici ma c'è da scommerci che quando si tratterà di decidere il numero uno della Rai ligure, vorrà dire la sua. E uno di quelli infatti che non attende gli eventi. Quando il Tg sciorinava l'ultima proiezione elettorale lui aveva già deciso che sarebbe andato al ministero delle Attività Produttive, o meglio, come volle che fosse chiamato in una sorta di continuità con il predecessore Bersani, dello Sviluppo Economico. Sì, perché Scajola fu in grado di imporre a Berlusconi che restasse quel nome al suo ministero. Nome che non piaceva a Tremonti, lo considerava troppo vicino ai suoi confini. Sottigliezze linguistiche, che in politica però fanno la differenza. Scajola quindi la sua bandierina sullo scacchiere del governo l'aveva già ben piantata all'indomani del risultato elettorale a dispetto di chi, a cominciare da Berlusconi, lo avrebbe voluto al Viminale. D'altronde per chi è abituato a passare le vacanze estive in mongolfiera o a partecipare a un rally di auto d'epoca, le sfide sono il sale della vita e gli obiettivi qualcosa a cui aggrapparsi tenacemente come quell'edera che si abbarbica sui muri di pietra lungo le strade della sua natìa Imperia. Nella squadra di Berlusconi non raccoglie molte simpatie per via del carattere un po' spigoloso e quando si trattò di formare il governo, alcuni «grandi vecchi» di Forza Italia come Marcello Pera e Giuseppe Pisanu non nascosero il disappunto per essere stati messi nell'angolo mentre Scajola, no, ancora in prima fila. Ma come, fu la lagnanza con Berlusconi, se proprio volevi fare una squadra di giovani, tenere dentro Scajola e noi via? Ma lui dritto. Ci fu anche una vivace telefonata con il Cavaliere nella quale il ligure gli disse senza tanti giri di parole che agli Interni non ci sarebbe tornato. Non solo. Che il Commercio estero doveva restare sotto la sua «ala» e non andare altrove o vivere di vita propria, come pure quella roccaforte strategica che sono le Comunicazioni. Urso e Romani hanno dovuto adeguarsi. Con Tremonti, abbiamo detto, c'è la freddezza di due prime donne, con Berlusconi un rispetto che non è mai sbrodolato nella piaggeria. Il presidente mai ha dimenticato che Scajola è stato il primo a credere nel progetto del Pdl. Quando Berlusconi si issò sul predellino per annunciare il nuovo progetto e soprattutto che avrebbe messo in pensione la vecchia squadra, mentre dentro Forza Italia tutti aprirono l'ombrello in attesa della tempesta, Scajola capì che al vento della novità bisognava spiegare le vele. Con l'esperienza dell'ex Dc intuì che Berlusconi sarebbe andato avanti, comunque e contro tutti. Così in una movimentata riunione a Palazzo Marini mentre i quadri di Forza Italia sfilavano con il volto tetro, lui sfoderava sorrisi e dichiarazioni ben auguranti. Ciò non gli impedì però di nutrire un certo fastidio per l'avventura della Brambilla e per quelle voci, alimentate a arte dallo stesso Berlusconi, di una crescita di ruolo della rossa finanche a prospettarla come successore alla guida del nuovo partito. Ma è stato come un lampo. Anche qui ha fiutato che Silvio aveva altro in mente. Ed eccolo quindi a Gubbio, al consueto appuntamento con la Scuola di formazione di Forza Italia, sfoderare parole di elogio per Michela Vittoria. Al ministero ha inaugurato uno stile nuovo, uno spirito di maggiore collaborazione. Un episodio fa da esempio. L'occasione è quella della firma del contratto di programma tra il Dicastero e il consorzio turistico siciliano Scarl. È il 17 settembre 2008. Ore 11.30, Salone degli Arazzi a via Veneto. Ci sono circa venticinque persone. La maggior parte è gente di provincia che ha poco a che fare con il Palazzo. Nel suo intervento Scajola parla più da amico che da ministro. Dispensa consigli: assicuratevi che le camere siano confortevoli come la camera da letto di casa vostra, mettete un vaso di fiori e nel ristorante create un angolo in cui si possa cenare al lume di candela. Si lancia pure in un ricordo personale, di quando da giovane per fare economia, portava la famiglia in vacanza in Trentino, in piccolissime strutture e, non avete idea, dice quasi commosso, quanto apprezzassi il portaombrelli all'ingresso; uno quel coso non sa mai dove poggiarlo.

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