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«I principi della Carta non si toccano»

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Poche ore ed il capo del governo risponde: «No, io non sono toccato per niente. Riconosco la Carta e i suoi principi». Nè l'annunciata riforma della giustizia nè un nuovo assetto del Csm per il premier sono infatti annoverabili come modifiche ai «principi fondamentali». «Per quanto si discuta, argomento complicato, su cosa è possibile e opportuno modificare e che cosa no della Costituzione, certamente i principi fondamentali sono fuori discussione e nessuno può pensare di modificarli o alterarli», aveva detto Napolitano ricevendo al Quirinale i membri del Fai. Subito l'opposizione aveva letto nelle «sagge» parole del capo dello Stato un monito diretto al premier ed alla sua annunciata volontà di fare la riforma della giustizia, anche a dispetto del dialogo con l'opposizione. «Napolitano è una persona di grande saggezza e grande esperienza. È la persona giusta, al posto giusto, al momento giusto», era stato il plauso di Dario Franceschini, vicesegretario del Pd. «Anche oggi il capo dello Stato con parole sagge ed equilibrate ha rimesso ordine in un dibattito che, non certamente per causa nostra, si era sviluppato attraverso strappi e dichiarazioni fuori luogo», aveva osservato Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd a Palazzo Madama, ringraziando il presidente della Repubblica per il suo «puntuale e quanto mai necessario monito». E Antonio Di Pietro, leader dell'IdV, aveva prontamente sottolineato: «Tra i principi immodificabili c'è la indipendenza della magistratura». Con altrettanta immediatezza ministri e capigruppo del Pdl, anticipando le parole di Berlusconi da Bruxelles, avevano affermato che la maggioranza non discute l'intangibilità dei primi dodici articoli della Costituzione, principi fondamentali del nostro ordinamento. «È la riforma della seconda parte della Costituzione - osservava Maurizio Gasparri, capogruppo Pdl al Senato - che ci auguriamo giunga a conclusione, dopo tanti tentativi, dai primi anni '80 ai giorni nostri».

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